Come funzionano i meccanismi operati dal pensiero unico sui due conflitti in corso
Tredici/C Clio Storia del presente
Cecilia Clementel-Jones
Medico psichiatrico e saggista
Secondo lo stile tanto documentato quanto polemico e controcorrente che la contraddistingue, Cecilia Clementel-Jones, avvalendosi di due studi sulla questione israelo-palestinese, in “Storia della macchina di inimmaginabile distruzione in Gaza” si propone di descrivere – come recita l’occhiello – “Come funzionano i meccanismi operati dal pensiero unico sui due conflitti in corso”. Ripercorrendo a sommi capi le vicende del movimento sionista “Dai pogrom alle prime emigrazioni ebraiche in Palestina” Clementel riprende la tesi dello storico israeliano Ilan Pappé, secondo cui la guerra dei sei giorni del giugno 1967 avrebbe segnato “uno spartiacque storico, permettendo a Israele di occupare militarmente (per 57 anni) la Cisgiordania (prima amministrata dalla Giordania) e Gaza (prima amministrata dall’Egitto)” prima di ripercorrere le tappe di questa Terra contesa secondo l’analisi di Lorenzo Kamel, da “Il ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza da parte di Israele e l’affidamento a Hamas” sino alla situazione attuale “Dopo l’attacco di Hamas e la reazione di Israele nella striscia” che l’autrice considera “un’autentica strage”, facendo sua la tesi sostenuta dalla relatrice speciale dell’ONU per la Palestina Francesca Albanese. Anche in questo caso Democrazia futura è aperta ad ospitare chi non condivide queste tesi e desideri confutare l’idea – ripresa da un altro storico israeliano Zeev Sternhell per spiegare le origini del fascismo – che come in altre stagioni del passato viviamo oggi a Gaza “un assalto totale contro l’umanità”.
23 maggio 2024
“Lo scopo era di tenere il popolo all’erta e
contemporaneamente all’oscuro di tutto”1
Sappiamo bene che le fonti che ci raccontano i due conflitti militari in corso (in Donbass e Gaza) lungi dal riportare gli eventi ci portano frammenti di realtà misti a grossolane manipolazioni e menzogne spudorate, coagulate in un mito che filtra la realtà e vive di postulati indiscutibili e travisamenti di storia passata. Voci discordi al ‘pensiero unico’ d’altro canto, hanno spesso un’agenda preconfezionata che manipola i frammenti dei racconti alternative.
Come orientarsi nel labirinto dell’informazione? Innanzitutto ritrovare la storia dell’ultimo secolo, a volte anche dei precedenti, ricordando sempre che la storia è scritta dai vincitori, poi scavare vicino: nell’economia e la finanza, nell’analisi militare, nella lotta per la sopravvivenza politica piuttosto che cercare lontano: l’inconscio junghiano, la genetica e la violenza innata (?) della nostra specie, la promessa di Jehovah della terra d’Israele al popolo ebreo e l’autentica eredità culturale slava.
Due sono i meccanismi operati dal pensiero unico su Gaza e Ucraina: una narrativa slegata da riferimenti politici e storici e la disumanizzazione e la scomunica per il ‘cattivo’ di turno, che non deve essere né ascoltato né creduto, mentre il ‘buono’ può raccontare tutte le balle che vuole e viene osannato. Anche il fronte mediatico occidentale tuttavia si sta sgretolando.
Trovo utile l’ascolto dell’emittente del Quatar, Al Jazeera, che mantiene toni equilibrati e giornalismo di buon livello sugli eventi a Gaza2, suggerisco la lettura di questi libri: Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia di Lorenzo Kamel3 e La prigione più grande del mondo. Storia dei territori occupati di Ilan Pappé, uno storico israeliano4.
Il primo in particolare sfata miti sulla storia di Israele e del sionismo nel secolo passato che sono stati attentamente costruiti. Il mito del sionismo vede ‘un popolo senza terra [ebrei] per una terra senza popolo [Palestina5]’, entrambe le affermazioni sono errate: il popolo ebraico, dopo millenni di radicamento in luoghi precisi sia in oriente (fino all’India) che in occidente si era diversificato e inserito nelle sue diverse patrie. La rivoluzione francese, liberandolo dal ghetto (che in certo senso ne proteggeva la singolarità) lo mette in rotta di collisione con ‘la nazione’ corpo omogeneo in cui esso diventa un corpo estraneo, o nel quale si fonde perdendo la sua unicità.
Dai pogrom alle prime emigrazioni ebraiche in Palestina
Nell’occidente cristiano e nella cultura slava ortodossa correva un filo rosso di antisemitismo6 che nel periodo fra il 1881 e il 1884 (dopo l’assassinio dello Zar Alessandro II), e poi ancora nel 2018-1920 sfociò in ondate di persecuzione degli ebrei in paesi slavi, dette pogrom (‘devastazione’) con decine di migliaia di morti, causando una forte emigrazione ebraica che a Londra non era gradita7 e che già Lord Palmerston a nel diciannovesimo secolo sperava di poter spostare in Palestina.
La prima emigrazione di ebrei russi in Israele inizia appunto nel 1882, continua all’inizio del 1900 e poi durante la guerra civile in Russia8. Nel 1875, essendo primo ministro inglese un ebreo convertito (Disraeli) l’Inghilterra acquista dal khedivè d’Egitto Ismail Pasha, che è prossimo alla bancarotta, le sue quote di proprietà dello strategico canale di Suez. Per il rifornimento del carbone necessario alle navi dell’epoca occorreva un punto di appoggio e si era già fatta strada l’idea di una
“rifondazione della Nazione ebraica in Palestina nella forma di uno stato sotto la tutela della Gran Bretagna”9.
Ancor prima della nascita del sionismo lo Stato ebraico è un progetto coloniale dell’Impero inglese, cui il sionismo nato sul finire del diciannovesimo secolo si appoggerà, fino ad ottenere la ‘Dichiarazione di Balfour del 2 novembre 1917. Vi era già un piccolo ma costante rivolo di immigrazione ebrea in Palestina, tollerato dall’impero turco10. Dopo il collasso turco, finita la prima guerra mondiale, la Società delle Nazioni mise la Palestina sotto mandato britannico11 che vi favorì la formazione di un “focolare ebraico”. Il paese non era affatto vuoto, i palestinesi vi sono presenti da millenni e hanno una precisa identità culturale.
Fin dall’inizio il piano del movimento sionista era di occupare interamente la Palestina ed espellere i suoi abitanti, nonostante la forte resistenza degli inglesi prima del 1948 e dell’ONU poi, alle mire espansionistiche e al progetto di pulizia etnica de “il grande Israele”, nella logica coloniale dell’eliminazione dell’indigeno.
Dalle azioni di difesa alle occupazioni della Cisgiordania e di Gaza: lo spartiacque della Guerra dei sei giorni del giugno 1967
Ilan Pappé sottolinea come la Guerra dei sei giorni del 5-10 giugno 1967 sia uno spartiacque storico, permettendo a Israele di occupare militarmente12 (per 57 anni) la Cisgiordania (prima amministrata dalla Giordania) e Gaza (prima amministrata dall’Egitto).
Le dirigenze politiche e militari sono sempre state unite sul progetto, pur dovendo portarlo avanti con prudenza e dissimulazione. Egli descrive questo progetto come un mega carcere per i palestinesi, che nel 1967 erano un milione e mezzo, oggi sono diversi milioni e costituiscono (insieme al 20 per cento degli israeliani non ebrei: cristiani e mussulmani palestinesi) un rischio demografico per i sei milioni di ebrei (in maggioranza non ortodossi) che risiedono in Israele. Circa sei milioni di ebrei della diaspora risiedono negli Stati Uniti e altri due milioni fra Canada ed Europa (1,5 milioni in Europa).
La diaspora che sosteneva Israele non si identifica con il sionismo. Una parte di essa, con associazioni di ebrei per la pace e a difesa dei palestinesi, si dissocia dal progetto ‘Grande Israele’, come vediamo nelle dilaganti manifestazioni, studentesche e non in Europa, Stati Uniti e tutto l’occidente, contro il massacro dei palestinesi.
La stessa popolazione ebrea israeliana è profondamente divisa e solo in parte sostiene questa azione militare che, come sempre, il governo vende come “azione di difesa”.
Ilan Pappe commenta che solo la guerra del 1948, contro la Lega araba si può configurare come difensiva, le guerre successive sono state buone occasioni per far avanzare un progetto di spoliazione ed espulsione della popolazione indigena già ben delineato dalla dirigenza sionista, laburisti inclusi. Per lo sviluppo dell’occupazione in Cisgiordania rimando al libro di Pappé, significativamente intitolato “la prigione (a cielo aperto) più grande del mondo”, processo indisturbato da rari sussulti di opposizione della dirigenza americana, europea, dei paesi arabi e dalle critiche di commissioni dell’ONU13: Pappe demolisce il valore dei cosiddetti Accordi di Oslo (cui Arafat fu costretto) e dichiara che la soluzione ”due Stati” è divenuta geograficamente impossibile14.
Il ritiro dei coloni dalla Striscia di Gaza da parte di Israele e l’affidamento a Hamas
Voglio qui riassumere gli eventi in Gaza nel corso di questo secolo perché il libro di Pappe, scritto nel 2017, testimonia di un crescendo di bombardamenti e distruzioni, in particolare dopo che Israele ritirò i suoi coloni dalla striscia di Gaza (2005-2006) e lasciò l’amministrazione in mano ad Hamas, che non era in origine solo un’organizzazione militare ma anche un’associazione islamica benefica, corpo politico e amministrativo.15
Da allora la striscia resta sigillata, con la frontiera egiziana aperta o chiusa a discrezione delle autorità. Vi passavano in media 500 camion al giorno con aiuti umanitari, più tutti gli uomini e materiali che usano i tunnel da Gaza verso il Sinai. Il piccolo territorio è solcato da un’enorme rete di tunnel, alcuni dei quali creati in passato dall’esercito Israeliano. Qualsiasi edificio, ad esempio un ospedale, si trova probabilmente su uno di essi, ma ciò non lo rende un bersaglio legittimo.
La striscia di Gaza non era sottomessa docilmente come la Cisgiordania, (con un’Autorità nazionale palestinese debole e collusa con Israele) ogni tanto tirava missili inefficaci contro il territorio israeliano. Le missioni ‘punitive’, bombardamenti e assassinii mirati israeliani erano frequenti in Gaza dal 2006 (dopo che i coloni ebrei lasciarono Gaza e Hamas ne prese l’amministrazione), il numero dei morti, soprattutto donne e bambini aumentava: qualche decina poi qualche centinaia. Gli attacchi erano preceduti dal “bussare sul tetto”: qualche missile di avvertimento, telefonate ai residenti cui si intimava di lasciar subito la casa (tutti dormivano con uno zaino di emergenza accanto) e l’esercito controllava con i droni che essi fossero effettivamente usciti.
Nel 2009 rimasero uccisi 1500 Palestinesi e una decina di soldati israeliani. Molti persero la casa che aiuti internazionali e dei paesi arabi avrebbero ricostruito (L’Europa ha speso molti soldi per Gaza, creando edifici che poi furono distrutti). Nell’estate del 2014 (in risposta ad un rapimento di tre israeliani) gli attacchi missilistici uccisero 2200 Palestinesi ma gli Israeliani in un inusitato scontro a fuoco con le milizie persero 66 soldati. In quegli anni era in atto la guerra civile in Siria e sorgeva l’ISIS in Iraq, forse il mondo era occupato altrove16. Si aggiunge il blocco economico di Gaza (per esempio il divieto di importare materiali edili) che frantuma quanto è sopravvissuto agli attacchi missilistici.
All’interno di questa mega prigione, che l’ONU disse sarebbe divenuta invivibile nel 2020, sopravvive la terza generazione di detenuti a vita. A Gaza viene inflitta, dopo un’agonia lenta, ora una morte molto veloce, i ‘danni collaterali’ non vengono più avvertiti o allontanati. Uno strumento di intelligenza artificiale, chiamato Gospel (in italiano: il Vangelo) collega grandi quantità di informazioni e chiunque abbia il minimo contatto con Hamas (i militanti sono tutti nei tunnel) viene segnalato: quando torna a casa l’immobile viene colpito: lo strumento calcola quanti civili saranno colpiti oltre a lui; un tempo numeri alti di vittime civili previste avrebbero impedito l’attacco, non oggi, i satelliti stanno a guardare e tutti gli alleati di Israele vedono quel che accade , anche l’Italia vende strumenti bellici a Israele.
“L’immunità che Israele ha ricevuto negli ultimi cinquant’anni incoraggia anche altri, sia regimi che opposizioni17, a credere che nel Vicino Oriente i diritti umani e civili siano irrilevanti”.18
Chi ci assicura che prima o poi la democrazia e i diritti umani non diventino irrilevanti anche a casa nostra?
Si è detto che dopo il 7 ottobre 2023 molti hanno gettato la maschera: Joe Biden e gli altri ‘sionisti cristiani’, Recep Tayyip Erdoğan che ha attivato un blocco del commercio (per un valore di sette miliardi) con Israele solo dopo una sconfitta nel corso di elezioni amministrative, mentre trattiene una flottiglia umanitaria diretta a Gaza che si trova a Istanbul, la Giordania e l’Arabia saudita che hanno aiutato Israele a bloccare i droni iraniani, la Germania che a rimorchio degli Stati Uniti d’America arma e sostiene legalmente e all’ONU evidenti crimini di guerra dell’esercito e dei coloni israeliani (quasi 500 palestinesi uccisi in Cisgiordania in pochi mesi)19.
La maschera che è caduta dai nostri occhi era una benda che ci impediva di vedere la costante e graduata espulsione o soppressione dei Palestinesi che è in atto dal 1967, con strumenti tecnici sempre più efficienti e armi sempre più letali.
Nel libro Terra contesa il professor Lorenzo Kamel spiega come una secolare convivenza pacifica fra Palestinesi (cristiani o mussulmani) ed Ebrei, a causa dell’acquisto e poi dell’occupazione del territorio, si sia deteriorata a partire dal 192020.
Ci consideriamo esseri umani e vediamo gli altri come tali: la loro sofferenza e la disperazione che possiamo vedere ogni giorno ci angosciano, né il tormento diminuisce col passare dei giorni, anche ‘le cose hanno lacrime’ dice il poeta Lucrezio21. Noi non vediamo i palestinesi come “animali” trattati come tali: l’espressione è del generale Ghassan Allam che aggiunge
“non ci saranno elettricità e acqua a Gaza, ci sarà solo distruzione. Volete l’Inferno, avrete l’Inferno”.
Sono numerose simili affermazioni di militari e politici Israeliani che aiutano i Tribunali internazionali a provare intenzione e premeditazione di pulizia etnica a Gaza.
Dopo l’attacco di Hamas e la reazione di Israele nella striscia: un’autentica strage a Gaza
La distruzione degli ospedali e la carneficina in essi avvenuta mi colpisce particolarmente, sono luoghi di rifugio e di cura in ogni guerra, protetti da leggi umanitarie ormai carta straccia. Ci colpisce anche la distruzione delle scuole delle Nazioni Unite, di tutti i luoghi di culto, di tutte le università e di tutte le infrastrutture, la morte di centinaia di giornalisti e operatori sanitari, spesso insieme alle loro famiglie allargate. Kamel documenta precedenti saccheggi di archivi e biblioteche22, ora tutti i musei sono distrutti, per obliterare non solo i palestinesi di oggi ma anche la memoria di quelli di ieri.
Continuano i bombardamenti Israeliani di obiettivi libanesi (Hezbollah) e siriani, con vittime civili, contro gruppi che vengono monotonamente definiti sempre “legati all’Iran” ma sui quali l’Iran non ha controllo, come non controlla gli Houthi (Ansar Allah) yemeniti che continuano a limitare, con i loro razzi rudimentali, la libertà di navigazione nel mar Rosso23.
Ai costanti assassinii mirati di ‘terroristi’ da parte di Israele (mai rivendicati) siamo ben abituati: circa una ventina qua e là negli ultimi mesi, anche a costo di attaccare il consolato iraniano a Damasco. A proposito: Xi Jinping si è recato a Belgrado per commemorare il 25esimo anniversario del bombardamento (“per errore”) del consolato cinese a Belgrado da parte degli aerei NATO, evidentemente se lo è legato al dito. Bombardare siti diplomatici equivale nel diritto internazionale a bombardare il territorio del paese stesso del consolato o dell’ambasciata24.
La relatrice speciale dell’ONU per la Palestina, compatriota della quale possiamo andare fieri, l’avvocatessa italiana Francesca Albanese, cui è impedito l’ingresso a Gaza, ha scritto un testo ‘Anatomy of a Genocide’ di cui leggo una versione (advance unedited version) per la 55a sessione del Consiglio per i diritti umani in data 2m Marzo 202425. Segnalo anche un documento di Amnesty International del 2023 che descrive il regime di apartheid cui sono soggetti i palestinesi, non solo nei territori occupati, anche in Israele essi sono privati di diritti.
Albanese descrive il genocidio come un processo che nega ad un popolo il diritto di esistere e cerca in vari modi di eliminarlo. L’attacco a Gaza degli ultimi sei mesi (in parallelo un forte aumento della repressione in Cisgiordani, con migliaia di arresti, costanti incursioni israeliane e cinquecento morti assassinati) fa seguito ad un attacco a villaggi Israeliani nel Sud il 7 ottobre 2023 in Israele. Combattenti Palestinesi (non solamente di Hamas) hanno infranto le barriere di confine, ucciso 840 civili e 350 soldati e catturato 240 ostaggi26. L’esercito e i servizi segreti israeliani colti di sorpresa hanno impiegato tre giorni per riprendere il controllo della situazione. Tale evento – ricordo che in base alla carta dell’ONU popolazioni occupate hanno diritto a ricorrere alla resistenza armata, nel rispetto delle leggi umanitarie internazionali – non può giustificare la mattanza che è sotto i nostri occhi e che la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ritiene plausibile configurare come genocidio. A essa si aggiunge indurre carestia, impedire soccorso sanitario e provviste di medicinali, la distruzione di infrastrutture essenziali che certamente porterà ad epidemie nel corso dell’estate, vista anche la (da anni cronica) carenza di acqua, e di acqua potabile in Gaza27.
Gli Stati Uniti – che hanno ereditato il progetto coloniale inglese: Israele è utile a mantenere il controllo in Medio Oriente – nel frattempo hanno aumentato drasticamente il sostegno militare a Israele.
All’indignazione che molti provano (e molti ebrei fra loro) si associano reazioni di sgomento e senso di impotenza. Si teme anche un possibile attacco all’Iran tale da scatenare una guerra regionale, impedito solo dal fatto che Israele ha necessità che gli Stati Uniti d’America si associno a tale attacco; ora (in fase di campagna elettorale) si rifiutano di farlo ma domani chissà.
La regione rimane una polveriera che aspetta solo una miccia accesa per saltare in aria. A giudicare dall’ultimo attacco di rappresaglia sul territorio d’Israele da parte dell’Iran con 300 fra droni e missili l’Iran si prepara a vender cara la pelle. La chiusura degli stretti di Hormuz, che l’Iran controlla, affonderebbe rapidamente l’economia mondiale. Le attività di mediazione di Egitto e Qatar per Gaza spero possano condurre ad un cessate il fuoco che non cambierebbe il progetto di pulizia etnica israeliano ma migliorerebbe la situazione umanitaria, sempre che l’esercito e/o i coloni Israeliani non ostacolino il passaggio dei camion e l’UNWRA sia in grado di distribuire l’aiuto umanitario senza esser fatta bersaglio (centinaia i morti fra i suoi dipendenti). L’organizzazione delle Nazioni Unite per i Palestinesi, UNRWA, esiste dal 1948 per aiutare anche i profughi in Giordania, Siria e Libano ma Israele vuole distruggerla e gli Stati Uniti con i loro vassalli la sabotano.28
Le riflessioni di Zeev Sternhell
Un cenno alla sollevazione di studenti negli Stati Uniti d’America e in altri paesi occidentali, quasi ovunque contrastati da interventi repressivi, inevitabile il confronto con le proteste contro la guerra in Vietnam. Le richieste alle università di tagliare legami economici e accademici con Israele sono assai concrete.
La difesa della libertà di parola e di espressione si rivela retorica persino per “la futura classe dirigente” ma le sanzioni disciplinari e legali spesso motivano i giovani a raddoppiare l’impegno. Molti di loro si scontrano con la durezza e l’arroganza del potere costituito che i sessantottini nel loro ottimismo non avevano spesso colto, è una lezione che sarà loro molto utile in futuro. Le immagini della polizia che trascina via gli studenti sono allarmanti: sta prevalendo nelle nostre società una svolta autoritaria?
Ho ritrovato nel primo fascicolo del 2015 de Il mestiere di storico una vivace discussione intorno all’autobiografia dello storico israeliano Zeev Sternhell (1935-2020), Histoire et lumières. Changer le monde par la raison29. Il libro ripercorre la vita travagliata di Sternhell, un ebreo polacco, sopravvissuto alla tragedia dell’ultima guerra, storico del fascismo francese, sionista e socialista, soldato israeliano in quattro guerre e militante pacifista. Credo possa aiutare a chiudere il cerchio di questa difficile riflessione sul presente in Palestina, inaccettabile ma in apparenza non modificabile.
Si noti come la condanna ripetuta dell’espulsione dei Palestinesi, dell’apartheid e dei crimini di guerra del governo israeliano da parte di giovani ebrei, intellettuali, ma anche di militari di carriera (e il rifiuto di alcuni riservisti israeliani di partecipare all’imminente massacro in Rafah) abbia appena rallentato lo schiacciasassi della violenza illegale dei coloni ebrei e dell’esercito, esecutori del progetto sionista ora in versione religioso-fondamentalista-apocalittica.
Sternhell individua una corrente ‘anti-illuminista’ nel pensiero europeo assai vasta, collegando Joseph Marie de Maistre a Friedrich von Hayek e Isaiah Berlin, mentre riduce il progetto ‘sapere aude’ dell’Enciclopedia al paradigma razionalistico di cambiare il mondo con la ragione. Lo storico israeliano cerca di dimostrare come (in Francia) sia da destra (fascismo e antisemitismo) che da sinistra (socialdemocrazia) si siano combattuti gli ideali illuministici, ai quali, come patrimonio della civiltà europea, ci conviene aggiungere la cultura romantica europea, il valore della comunità e della società civile, e la funzione storica della tradizione, religione inclusa. Sternhell sottolinea la visione paramilitare della politica e della società del fascismo, l’esaltazione della violenza come levatrice della storia e ritiene che il fascismo sia nato da una fusione del nazionalismo con l’anarcosindacalismo e il socialismo non marxista30. Sternhell fu uno degli intellettuali israeliani più impegnati nella costruzione del processo di pace, condannò e combatté l’apartheid dei palestinesi31:
“come è possibile che gli ebrei che hanno tanto sofferto possano a loro volta infliggere sofferenze così dure ai palestinesi?”32.
Per Sternhell l’interpretazione del passato è inseparabile da un impegno sociale e politico nel presente, riprendendo un filone che è presente agli inizi del sionismo egli riscopre Marx, un Marx umanista. Penso che egli abbia correttamente identificano un oscuro lago sotterraneo della cultura europea che fluisce verso ideologie di modernismo reazionario spesso identitario oggi legato a perversioni estremiste di religioni monoteiste33, nutrito di scientismo, correnti che sfociano oggi a Gaza in “un assalto totale contro l’umanità”.
Conclusioni. Le sollevazioni studentesche negli Stati Uniti d’America
Credo che siamo di fronte ad un ‘assalto totale’ contro la nostra e altrui umanità, razionalità, solidarietà e democrazia che ci lascia sgomenti per la sua demenziale violenza, ma questo orrore non deve paralizzare la nostra riflessione e la capacità di reagire politicamente e con la trattativa diplomatica. Il rischio di un incendio che divorerebbe il Medio Oriente continua a crescere.
Possiamo coltivare la speranza di evitare una imminente catastrofe umanitaria? Hamas ha accettato l’attuale proposta dei negoziatori: i Qatarini, gli egiziani e persino il capo della CIA William Burns. Il governo israeliano continua a inviare messaggi ambigui e contradditori ma manda i suoi rappresentanti al Cairo, Biden continua a parlare con Netanyahu, testimoni sul terreno affermano che l’attacco a Rafah (bombardata per molti giorni) è in corso, gli Stati Uniti onorano l’assegno in bianco firmato in ottobre a Israele34, ma i democratici cercano mediaticamente di evitare la probabile sconfitta di Biden alle presidenziali di novembre. Gaza è rasa al suolo ma Hamas è ancora capace di opporsi militarmente all’invasione israeliana. Gli Houti nel mar rosso e gli Hezbollah in Libano appoggiano militarmente i palestinesi.
Sia il presidente statunitense sia il primo ministro israeliano sono sotto pressione, il primo dalla rivolta studentesca estesa a macchia d’olio nonostante la repressione poliziesca e il secondo inseguito da manifestazioni di migliaia di cittadini che chiedono il cessate il fuoco e il ritorno degli ostaggi. È chiaro che un cessato il fuoco porterebbe in Israele alla disintegrazione del governo ed a nuove elezioni che segnerebbero la fine di Netanyahu. Biden, o i suoi consiglieri, hanno finalmente capito che le manifestazioni studentesche a favore della Palestina mettono in grave pericolo la sua rielezione alla Casa Bianca.
L’uno o l’altro deve necessariamente perire. Se, come pare, Biden è in favore del cessate il fuoco (magari chiamato con altro nome) Israele è isolato sia nella regione sia a livello internazionale se continuasse a rifiutare di sospendere le operazioni militari e a bloccare aiuti umanitari.
Si dice che l’ora prima dell’alba sia la più buia. Per parte mia direi che questa notte, durata troppo a lungo, è piena di incubi.
- Ilan Pappé, The Biggest Prison on Earth. A History of the Occupied Territories, London, Oneworld Publications, 2017, 304 p. Traduzione italiana di Michele Zurlo: La prigione più grande del mondo, Roma, Fazi Editore, 2022, 400 p. [la citazione si trova a p.84]. ↩︎
- Al Jazeera è stata di recente bandita ed espulsa da Israele, diversi suoi giornalisti sono morti a Gaza. È stata inoltre bandita dal riportare le elezioni in corso in India. Queste scelte indicano il montare dell’islamofobia e degli attentati alla libertà di stampa. Montano i rischi alla stessa incolumità dei professionisti del quarto potere. ↩︎
- Lorenzo Kamel, Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia Roma, Carocci, 2022, 340 p. L’autore è professore associato di storia globale e storia del Medio Oriente all’università di Torino. ↩︎
- Vedi nota 1. Ilan Pappé è uno storico israeliano rigoroso e coraggioso, professore di Storia e direttore del Centro Europeo per gli studi sulla Palestina all’università di Exeter nel Regno Unito ↩︎
- La striscia di Gaza in realtà fu sempre la terra dei filistei, non degli ebrei. ↩︎
- Nell’oriente musulmano gli ebrei furono sempre bene accolti. I pochi eccidi di ebrei nel medio oriente del XX secolo sono affatto isolati (Hebron 1929, 67 morti, oltre 450 si salvarono rifugiandosi da famiglie arabe locali), né è vero che gli ebrei dell’oriente furono costretti a lasciare Iraq o Egitto per trasferirsi in Israele dopo il 1948, cioè dopo l’espulsione forzata di 700 mila palestinesi. Gli ebrei orientali (Mizrahim) che arrivarono in Israele all’epoca furono 800 mila, in Lorenzo Kamel, Terra contesa. Israele, Palestina e il peso della storia op. cit alla nota 3, pp.100-101. Vedi anche Khalid Valisi, “Mizrahim, gli ebrei del medio Oriente”, mediorienteedintorni.com, 22 dicembre 2019. Cf. https://mediorientedintorni.com/index.php/2019/12/22/mizrahim-ebrei-medio-oriente/. ↩︎
- Ricordiamoci che fino alla prima guerra mondiale si viaggiava senza passaporto. ↩︎
- Questi ebrei russi furono aiutati dai banchieri Rothschild ad acquistare terreni in Palestina. ↩︎
- Lorenzo Kamel, Terra contesa…, op. cit. alla nota 3, p. 22. ↩︎
- Ibidem, pp. 87 e seguenti nel capitolo che analizza l’impatto del sionismo. ↩︎
- Chi fosse interessato alla feroce competizione fra Francia e Inghilterra in Medio Oriente può leggere (se di robusta costituzione, essendo tale conflitto coloniale una lotta senza esclusione di colpi) James Barr, A line in the sand. Britain, France and the Struggle That Shaped the Middle East, New York, Simon & Schuster Ltd. 2012, 464 p. ↩︎
- Le Autorità civili Israeliane nei territori occupati sono sempre soggette all’autorità militare in Cisgiordania, sono state utili foglie di fico per l’occupazione, anche il blocco senza presenza di militari a Gaza a partire dal 2006 si configura legalmente come occupazione. ↩︎
- La brutalità dell’esercito Israeliano a partire dagli anni Settanta, l’uso consolidato di gravi torture (coperto dal sistema giudiziario) e le migliaia di Palestinesi (fra cui adolescenti e numerosi bambini) in detenzione amministrativa-con detti maltrattamenti, torture ed eventuale decesso-senza capi d’accusa né processo (procedimento del tutto illegale in zona d’occupazione) sono anch’essi passati generalmente sotto i radar del mondo occidentale e, si deve dirlo, anche del mondo islamico. ↩︎
- Ogni volta che viene offerta come soluzione quella dei “due Stati” chi la propone è o sprovveduto o mistificatore. Il riconoscimento dello Stato palestinese ha valore giuridico e di sostegno diplomatico, tuttavia la presenza con pieni diritti dell’Autorità nazionale palestinese all’Onu è stata recentemente bloccata (contro ‘il resto del mondo’) dal veto degli Stati Uniti d’America. ↩︎
- Questa l’ho sentita in autobus: “non mi fido delle cifre dei morti a Gaza perché sono date da Hamas”. Come amministrazione Hamas ha il ministero della sanità e l’amministrazione dei pochi ospedali rimasti. Secondo me le cifre dei morti, non tenendo conto di militanti uccisi nei tunnel e dei civili sotto le macerie o in fosse comuni sono seriamente sottostimate. Non sarei sorpresa se alla fine del conflitto si contassero più di 100 mila morti e il doppio/triplo di feriti, spesso gravi e handicappati. Le cifre delle perdite di soldati israeliani sono anch’esse sospette. ↩︎
- Persino il prudente rapporto Goldstone, commissionato dall’ONU sui massacri in Gaza dal 25 novembre 2008 al 21 gennaio 2009, corredato da prove (sebbene Israele avesse impedito l’ingresso ai giornalisti) della devastazione causata da attacchi israeliani da terra, mare e aria per due mesi, non ebbe eco o conseguenze. ↩︎
- Sappiamo che nel Medio Oriente molti governi non hanno bisogno di incoraggiamento in tale direzione… ↩︎
- Ilan Pappé La prigione più grande del mondo op. cit. alla nota 1, p. 355. ↩︎
- In Germania gravi violazioni della libertà di opinione per i sostenitori della Palestina, ovunque la crescita degli attacchi ai palestinesi passa sotto silenzio. A furia di evocare a sproposito l’antisemitismo si rischia di resuscitarlo. ↩︎
- Si veda il capitolo 4: l’impatto del sionismo del volume di Lorenzo Kamel, Terra contesa…, op. cit. alla nota 3, ↩︎
- ‘sunt lacrimae rerum’ ↩︎
- Lorenzo Kamel, Terra contesa…, op. cit. alla nota 3, p. 294. ↩︎
- Vedo oggi sul giornale la storia di turisti italiani bloccati a Socotra, isola in teoria parte dello Yemen, che tutti si adoprano ad aiutare. Quanto a me ho tentato di dissuadere amici da una vacanza (pare meravigliosa) in Oman, proprio lì davanti agli stretti di Hormuz. O io o loro vivono su un diverso pianeta. ↩︎
- Per motivi a me ignoti questo non si applica se la sede diplomatica è iraniana, a giudicare dalle reazioni degli Stati Uniti d’America e dell’Unione Europea. ↩︎
- Report of the Special Rapporteur on the situation of human rights in the Palestinian territory occupied since 1967 to Human Rights Council – Advance unedited version (A/HRC/55/73). Cf. https://www.un.org/unispal/document/anatomy-of-a-genocide-report-of-the-special-rapporteur-on-the-situation-of-human-rights-in-the-palestinian-territory-occupied-since-1967-to-human-rights-council-advance-unedited-version-a-hrc-55/. ↩︎
- Mantengo una forte diffidenza sulla veridicità delle informazioni che ci vengono fornite, in particolare da fonti ufficiali Israeliane. Come ho scritto trovo Al Jazeera equilibrata e affidabile fonte di analisi e informazioni, cosi pure Haaretz. ↩︎
- Metà degli impianti di dissalazione in Gaza sono fuori uso, inoltre necessitano di carburante per funzionare. ↩︎
- È possibile che le informazioni che collegano dipendenti UNRWA agli eventi del 7 ottobre siano state ottenute con la tortura, fatto sta che gli israeliani non ce le hanno comunicate. ↩︎
- Zeev Sternhell, Histoire et lumières. Changer le monde par la raison, Entretiens avec Nicolas Weill, Paris, Albin Michel, 2014, 366 p. ↩︎
- Tesi sostenuta nel suo saggio Ni droite ni gauche: L’idéologie fasciste en France, Paris, Seuil, 1983, 416 p. Traduzione italiana di Maria Grazia Meriggi, Né destra né sinistra. L’ideologia fascista in Francia, Milano, Dalai, 1997, 500 p. ↩︎
- Fu ferito da una bomba nel 2008, in un attentato ad opera di un ebreo ortodosso estremista. ↩︎
- Zeev Sternhell, Histoire et lumières…, op. cit. alla nota 29, p. 189. ↩︎
- Anche l’induismo del premier indiano Narendra Modi va per questa strada. ↩︎
- In passato gli Stati Uniti d’America non si sono sempre appiattiti sulle posizioni israeliane. ↩︎
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