“Singolare giustizia che ha per confine un fiume” Blaise Pascal. Pensieri.
Modena, insieme a Carpi e Sassuolo, per tre giorni diventa da 20 anni a questa parte la capitale della filosofia italiana, con un festival capace di portare nella città della Ghirlandina e nelle due piccole grandi città vicine i pensatori più autorevoli e influenti del Paese e non solo. Da Modena sono passati Richard Sennet, Zigmut Baumann, Jean Lui Nancy e tanti altri.
Il tema di quest’anno è quello della giustizia, declinato nei modi più diversi e sviluppato in tutta la sua molteplicità, compresa la giustizia ambientale e tra le generazioni.
Jorg Tremmel è un filosofo tedesco, insegna a Tubinga in Germania, dove ha costituito la Fondazione per i diritti delle generazioni future.
Curriculum notevole, London School of Economics, Centre for Philosophy of Natural and Social Science e il Grantham Institute for Climate Change Research.
È stato titolare di una cattedra per le politiche di giustizia intergenerazionale presso l’Istituto di scienze politiche dell’Università di Tubinga e ha fondato la rivista “Intergenerational Justice Review”.
A Modena Tremmel ha parlato di Giustizia e di come sia urgente stabilire un contratto tra le generazioni per superare la tirannia del presente, partendo dal “rapporto tra la crisi ecologica e la crisi della democrazia come forma di governo” nella fase storica attuale, l’Antropocene, l’era dell’ingegneria e del digitale, delle disuguaglianze e della crisi climatica che incombe. La giustizia intergenerazionale per Tremmel va garantita nel processo legislativo ed è la base di una comunità che guarda oltre al presente.
Il giorno prima sempre a Modena una “lectio” di Stefano Zamagni sul tema della giustizia sociale, centrata sulle disuguaglianza e di come stia cambiando il vento tra le diverse scuole di pensiero economiche nel mondo. Il mercato, visto come sistema “efficiente” di redistribuzione delle ricchezze ha sostanzialmente fallito. L’effetto sgocciolamento per cui bastava che l’economia crescesse continuamente per garantire benessere a tutti non ha sortito gli effetti sperati, anzi.
“Gli americani” dice Zamagni “usano l’immagine della marea per spiegare come la crescita ridistribuisca la ricchezza: basta alzare il livello dell’acqua che tutte le barche galleggiano, anche quelle incagliate nel fondo del porto. La realtà è diversa: se si alza la marea il più delle volte solo le barche grosse si alzano, quelle piccole restano incagliate nella sabbia”. Cita Ermanno Gorrieri, che parlò di disuguaglianze e povertà in tempi di pensiero unico neoliberista: “la povertà economica altro non è che un aspetto più grave ed intollerabile di un fenomeno più grande: la disuguaglianza.” (La Fondazione Gorrieri è partner del festival. ndr).
Il tema dunque non è solo la povertà. La “giustizia” sociale riguarda la lotta alla disuguaglianza. Impressionante il carisma di Zamagni: l’applauso finale del pubblico modenese dura, contati, 75 secondi, e dimostra che c’è un gran voglia di ragionare e di immaginare un futuro diverso.
Il tema della giustizia accompagna tutti gli appuntamenti nelle tre città durante il weekend filosofico: tra le iniziative “non accademiche” il percorso della FEM, la fondazione per l’educazione di Modena sul rapporto tra apprendimento e giustizia, e una mostra sul rapporto tra i minerali e i supereroi dei Cartoons che combattono le ingiustizie, la Kryptonite e Superman, o lo strano congegno che tiene in vita Iron Man, per capirci.
La città risponde con grande partecipazione e come sempre fa sistema: enti pubblici, fondazioni, imprese private, mondo profit e non profit, una sinergia ed una alleanza per la comunità che da queste parti è la regola, non l’eccezione, ed è il segreto di storie di successo da studiare con attenzione.
Nel corner dei gadget, un “classicone” di ogni festival, libri, quaderni e magliette. La più bella secondo me è quella di Plutarco, con la frase “la barba non fa il filosofo”, liberamente tratto da “Barba non facit philosophum , neque vile gerere pallium”, una massima del pensatore greco che risale a circa 2000 anni fa e che è l’equivalente del nostro più moderno “l’abito non fa il monaco”, o “bisogna diffidare delle apparenze”.
Curioso oggi pensare alla barba come dispositivo di distinzione, appartenenza o via andando nel corso della storia di ribellione e omologazione. Una della tante evidenze di come la cultura è evoluzione e ancora una volta è comunità, con i suoi confini più o meno penetrabili.
E la giustizia mi è parso di capire nasce e genera comunità. Tra le frasi del festival della filosofia 2022 “Singolare giustizia che ha per confine un fiume”, di Blaise Pascal, magnifico esempio di cosa vuol dire confine e di cosa serve fare filosofia oggi come ieri.
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