CUORE DI DEAMICIS E DI COMENCINI
Tre figure di grandi scrittori si impongono nel panorama italiano post-risorgimentale: Edmondo De Amicis, Carlo Collodi, Emilio Salgari.
Giovanni Spadolini che, oltre ad essere stato un importante uomo politico, è stato anche uno scrittore di storia, li annoverava tra gli uomini che hanno fatto l’Italia e gli italiani, per il grande contributo che hanno dato alla loro formazione culturale ma anche al loro immaginario collettivo.
Edmondo De Amicis ha partecipato materialmente alle battaglie per l’Unità d’Italia, è anche scrittore di viaggi e di vita militare ma è soprattutto con il libro Cuore che la sua fama si diffonde nel Paese.
Cuore è un modello comportamentale che ha per protagonista la gioventù di un nazione ancora fortemente disunita.
Massimo D’Azeglio disse: ora che l’Italia è fatta bisogna fare gli italiani. Cuore di De Amicis dà un forte contributo a questa operazione titanica che richiederà anni di sforzi, di tragedie e di divisioni e che soltanto 100 anni dopo, grazie alla televisione soprattutto, possiamo dire di aver portato a conclusione,
Cuore è quasi un modello educazionale, per insegnare che il calabrese o il piemontese sono cittadini di uno stesso paese, ricordando al tempo stesso come la piccola vedetta lombarda si sia sacrificata per la patria, mentre altri ragazzi erano costretti a navigare fino alle Ande per riuscire a sopravvivere.
Il libro di De Amicis è stata la bibbia di tante generazioni: i genitori lo leggevano ai figli che, a loro volta, lo leggevano ai loro, fino a diventare il libro per eccellenza, per molti forse l’unico libro letto nella loro vita, tanto che ancora oggi viene ricordato non con il solo titolo ma accompagnato dal suo attributo: il libro Cuore.
De Amicis era anche un socialista, prima che il socialismo diventasse un partito e nel suo libro racconta anche le profonde differenze delle classi sociali , per lui la scuola è lo specchio della società, dove convivono i ragazzi ricchi, i ragazzi benestanti ma anche l’operaio e il derelitto. Compito del maestro è di mitigare queste differenze, anche se anche lui vive il disagio rappresentato dalle condizioni ambientali e dalla magra retribuzione.
Il grande regista Luigi Comencini nella sua versione televisiva sente le potenziali di De Amicis e sposta il suo romanzo a ridosso della fine dell’Ottocento, quando l’Italia non ha vissuto ancora il regicidio ma sta vivendo la grande rivoluzione sociale, e gli permette di mandare i ragazzi, oramai diventati uomini, del maestro Perboni al fronte nella prima guerra mondiale. Lo stesso maestro finalmente, alla fine del romanzo si rivela al tenente Bottini, suo antico allievo, in partenza per il fronte dicendogli, quando il treno si è già mosso: sono socialista… lo sono sempre stato.
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