TRUMP E MUSK : I RISCHI DELLA TECNOCRAZIA

Una rivisitazione del conflitto tra scienza, tecnologia ed umanesimo

Parte prima

Un recente articolo del Guardian (https://www.theguardian.com/commentisfree/2024/nov/11/a-new-era-dawns-americas-tech-bros-now-strut-their-stuff-in-the-corridors-of-power) commenta in modo molto preoccupante il recente successo di Trump alle elezioni americane.

Ma per me e’ stato, piu’ preoccupante dello scritto, la fotografia che affiancava Trump ed Elon

Musk a simboleggiare il matrimonio tra politica e tecnocrazia.

Dopo aver letto l’articolo, quasi di getto ho scritto una email ad un gruppo composito di amici per esprimere questa mia preoccupazione:

Ho cominciato a pensare a tutto cio’, che va molto oltre Trump e Musk, quando ho letto la dichiarazione di qualche filosofo che questa antica disciplina non esisteva piu’ e che rimaneva solo la filosofia della scienza.

Per chi come qualcuno di noi ha fatto bene o male un po’ di scienza, ma che comunque ha visto e vissuto la propria vita con i ristretti paraocchi della scienza, e’ tempo di riacquisire il concetto che la vita e’ anche altrove, che l’uomo ha costruito la propra esistenza anche su altri valori, che ha creato cattedrali e poesie, ha costruito pensieri e fantasie e molte altre cose che sono fuori della scienza perche’ incomputabili.

Potremmo rindirizzare alla tecnologia la poesia di Keats contro Newton e la scienza che accusava di aver ridotto ad un prisma la immagine poetica dell’arcobaleno. La tecnologia, che e’ figlia minore della scienza, diffusa ormai universalmente cementa questa distinzione e affievolisce il bisogno di sognare . E’ necessario reagire contro il concetto strisciante che al di la della conoscenza scientifica tutto il resto e’ nulla.

Non e’ che mi preoccupi l’elezione di Trump ma che a fianco a lui, piu’ ricchi e spregiudicati di lui, piu’ giovani ed intelligenti di lui si sia schierata una tecnocrazia amorale, senza limiti se non l’evoluzione incontrollata, e che questa tecne’ subdolamente sia entrata nelle nostre vite senza possibilita’ di tornare indietro. Per chi pensa che questa sia una mia esagerazione vi prego di leggere quale e’ il pensiero di (vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Raymond_Kurzweil) Raymond Kurzweil uno dei fondatori del transumanesimo al quale Elon Musk ed altri tecnocrati si ispirano”.

Dopo aver inviato questa email ho riflettuto sulla mia viscerale preoccupazione e l’ho trasformata in una critica piu’ articolata alla quale, spero, qualcuno di voi lettori avra’ voglia di replicare

L’articolo citava la “technology mudslide hypothesis” un concetto elaborato da Clayton Christensen professore alla “Harvard Business School”, che puo’ riassumersi brevemente cosi. Chi non manterra’ il passo con l’evoluzione tecnologica, anche se si tratta di colossi come, ad esempio, la IBM, andra’ incontro ad una catastrofe. Quindi la conseguenza implicita della ipotesi e’ che occorre evolversi tecnologicamente sempre di piu’.

Ma fino a dove? Dove ci portera’ questa concitata corsa nel futuro?

Questa possibile frana e’ diventata una terribile minaccia con la rapida evoluzione della tecnologia e l’incontenibile sviluppo della Intelligenza Artificiale (AI).

Purtroppo quello che Hollywood aveva paventato da molti anni con film come Terminator, Blade Runner e molti altri si sta avverando. Ma non, come accadeva in quei film, dove era l’AI a prendere

coscienza di se e quindi a minacciare l’umanità, ma e’ l’uomo ora a minacciarla. Cosa e’ cambiato in breve tempo? E’ questa evoluzione inevitabile?

Vorrei iniziare da un non felice incontro tra scienza, tecnologia e discipline umanistiche, incontro che ha avuto nella storia umana fasi diverse. Per un lungo periodo le “humanities” hanno dominato il campo. Ancora nella prima meta’ del 900, specie in Italia, dominavano filosofie idealistiche e la previlegiata definizione di intellettuale era riservata soltanto ai cultori di queste discipline.

Questa distinzione tra le due categorie non e’ stata, tuttavia, mai netta nella pratica. Spesso filosofi di alto ingegno hanno sconfinato nella scienza, cosi’ come, oggi in particolare, pochi sono gli scienziati che non abbiano fatto incursioni e formulato interpretazioni filosofiche.

Ma come possiamo collocare la categoria dei cibernetici, cioe’ di quei tecnici che studiano e realizzano strumenti capaci di imitare il cervello degli umani? Il termine e, quindi, la categoria sono recenti, risalgono infatti a subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ma e’ giusto specificare che la storia e’ piena di tentativi di imitare molte delle funzioni e capacita’ umane con marchingegni diversi e, talora, molto ingegnosi. Se dobbiamo attribuire ai cibernetici un progetto od una ideologia che li caratterizzi possiamo pensare che alcuni di essi teoricamente, ed altri praticamente, si riconoscano nel transumanesimo, movimento ideologico che ha come uno dei principali rappresentanti il futurologo Ray Kurzweil, “computer scientist” e pluripremiato inventore nel campo della AI. Secondo Kurzwell il “transumanesimo” delinea il tragitto verso la perfezione della vita umana utilizzando la manipolazione genetica, le nanotecnologie, l’evoluzione inarrestabile della intelligenza artificiale ed altre invenzioni tecnologiche come il potenziamento dell’intelligenza umana con la creazione di cyborgs.

Alcune delle sue previsioni sembrano il delirio di Mary Shelley nel suo romanzo gotico “Frankenstein o il moderno Prometeo”, ma anzi le superano di gran lunga, delineando inquietanti futuri scenari. Questi scenari prevedono ad esempio che sara’ possibile costruire una intelligenza simil-umana formata da atomi di silicio, espandendola senza limiti. Questa “super-intelligenza” permetterebbe di risolvere gran parte dei problemi del genere umano, sempre secondo Kurzwell.

Alle molte critiche tecniche a questo progetto, i transumanisti rispondono con una certa arroganza all’incirca cosi’: “se un atomo di carbonio e’ alla base della nostra intelligenza perche’ non lo puo’ essere un atomo di silicio?”

Il “maître à penser” dei transumanisti e’ il filosofo svedese Nick Bostrom, fondatore della World Transhumanist Association. Bostrom e’ uno dei fautori dell’idea che noi vivremmo in una realta’ virtuale, creata da esseri superiori che popolano qualche pianeta al di fuori del sistema solare.

Questa idea, che ad un primo approccio puo’ apparire balsana, risolverebbe comunque alcune delle contraddizioni della fisica quantistica per cui e’ giudicata possibile, non senza critiche, da alcuni fisici.

Comunque come e’ stato giustamente obiettato, la “Matrix hypotesis” non e’ verificabile, ne’ dimostrabile in alcun modo perche’ noi siamo nella scatola e gli eventuali inventori delle nostre vite artificiali ne sono fuori. Come molti filosofi hanno evidenziato, chi sta nella scatola non puo’ vedere cosa avviene fuori. E se questo sembra logico, il fatto che la nostra vita sia virtuale o reale non fa nessuna differenza perche’ non lo sapremo mai.

Ma colpisce il mio pensiero che avevamo, e molti la hanno ancora, una robusta ipotesi di un dio creatore, e si cerca con altre teorie metafisiche di spiegare che la nostra realta’ e’ il risultato di un complesso giuoco di una civilta’ aliena.

Bostrom e’ un pensatore molto accreditato nella Silicon Valley, seguito da personaggi come Elon Musk, ed assertore dei grandi vantaggi che l’essere umano otterra’ da una crescita della tecnologia indirizzata al miglioramento delle capacità fisiche e cognitive della nostra specie.

Quello che mi sembra giusto criticare del pensiero di Bostrom e degli altri futuristi e’ che la loro visione e’ indirizzata ad un lontano futuro e sembra appositamente non considerare i piu’ vicini

pericoli per la vita di questo pianeta. Guerre, rischio nucleare, fame, ingiustizie sociali, razzismo, crisi climatiche ed altre serie minacce che noi oggi affrontiamo sono, nel loro calcolo utilitaristico, il male minore. Milioni di morti oggi per prevenirne miliardi nel lontano futuro.

Bostrom, nell’affrontare la questione, che occuparsi dei rischi dovrebbe iniziare da quelli piu’ prossimi, se il vero obiettivo e’ quello di migliorare l’umanita’, risponde che questi eventi di oggi, terribili per noi umani, sono solo increspature (ripple) del mare della vita. Ai transumanisti interessa il lontano futuro dell’umanita’. Per questo alcuni di essi preferiscono definirsi “lungotermisti “un neologismo creato per inseguire questi obiettivi.

Ma a questo punto le acque si intorbidano: cade il velo della ideologia ed entrano in gioco pesanti interessi economici condizionando le scelte del “che fare”. Eccoli li’ gli ultramiliardari “Hitech” che, escono allo scoperto e ci accorgiamo che erano li’ sin dall’inizio. Piuttosto che affrontare la crisi climatica, propongono la futura soluzione: popolare gli esopianeti. Elon Musk sta gia’ preparando la tecnologia dei viaggi spaziali e si teorizza il grande esodo degli umani verso pianeti differenti dalla nostra terra. Ma l’esodo non potra’ coinvolgere miliardi di umani ma, probabilmente un numero anche elevato, particolarmente di tecnici ed altri specialisti. Una tecnologica arca di Noe’.

Sembrano i deliri di scrittori di fantascienza, ma tutto fa pensare che un gruppo di svitati stia pensando davvero a questo futuro. Ed hanno i mezzi finanziari e, oggi, politici per ipotizzarlo e tentare di renderlo reale.

Ma se, come diceva argutamente Nielse Bohr, “fare previsioni e’ mestiere difficile, specie se riguardano il futuro”, che si avveri questo previsto futuro e’ improbabile. Quello che ci deve preoccupare, invece, è che enormi investimenti pubblici vengano dirottati su questa impresa a scapito di altri obiettivi come la lotta dl riscaldamento globale, alla poverta’, alla fame ed ad altri compiti diretti a risolvere i problemi di oggi.

Questi sono i fatti, la parte seguente cerchera’ di analizzarli piu’ approfonditamente.


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