UMANESIMO DI FRONTIERA

Tutti stiamo assistendo e vivendo in un periodo di profonde trasformazioni in tutti i settori, ma anche e soprattutto di involuzione in quanto a vero progresso in umanizzazione sia nella formazione del pensiero che nella formulazione corretta e concreta di azioni adeguate. È come uno scollamento fra ciò che si è e si fa e ciò che si è chiamati a essere e a realizzare. Questo lo si nota a tutti livelli: da quello individuale a quello nei rapporti sociali, politici, economici, culturali e, purtroppo, anche religiosi con le molteplici divisioni dettate da ciechi egoismi di parte. Stranamente non si riesce a guardare oltre gli steccati del proprio Io, in una prospettiva cioè di superamento dello stesso e di uno pingersi oltre gli orizzonti personali in quanto a spazio e a tempo.

In questa visione e gestione del vivere, sostando in una gabbia, non si respira più l’aria della Libertà e di un potenziale arricchimento nella personale conoscenza e quindi individuale umanità.

Ci sarebbe bisogno allora di uno scatto di intelligente apertura della mente e del cuore verso altri e nuovi lidi del sapere e del vivere nei quali poter trovare la Risposta a domande che continuamente si impongono e non trovano soluzioni: d’altronde queste si possono rinvenire solo oltre la stessa natura della domanda.

A questo punto ci chiediamo: quali sono le potenziali frontiere per uscire fuori dalla palude di un presente spesso così soffocante e attraversato da guerre sanguinose, lotte fratricide, crimini contro l’umanità, terrorismi stimolatori di odi, diffuse schizofrenie umane?

Nella Storia si sono prospettate tante risposte.

Il Movimento dell’Umanesimo è nato in Italia nel 1400. Era formato da intellettuali al servizio di una corte signorile, ricercatori eruditi e collezionisti di codici antichi, studiati in maniera filologica, al fine di stabilirne l’autenticità, la provenienza, la storicità (ad es. Lorenzo Valla dimostrò che la “Donazione di Costantino” è un falso medievale dell’VIII sec. elaborato per giustificare le pretese temporali del papato). L’Umanesimo, riscoprendo il valore dell’autonomia creativa dell’uomo, superando i concetti tradizionali di autorità, rivelazione, dogma, ascetismo, teologia sistematica, tradizione con l’esigenza prioritaria di una riflessione personale, critica, rompendo in sostanza l’unità enciclopedica medievale, inizia il processo di autonomia delle singole discipline, permettendo all’uomo di conoscere e dominare le leggi della Natura e della Storia.

La riscoperta dell’autonomia della natura, con le sue leggi specifiche, porta allo sviluppo delle scienze esatte e applicate. Nonostante questa svolta storica di laicizzazione e di antropocentrismo non sono mancate anche tante contradizioni, perché ha riguardato perlopiù la classe borghese della società, trascurando gli altri ceti sociali.

Qui è il limite di quel periodo. Oggi, per esempio, si avverte profonda la necessità di un Nuovo Umanesimo, meno antropocentrico, più largo e corale, in ascolto e dialogo con le altre etnie e culture, e con le altre forme viventi sulla Terra. Un Umanesimo che non rimuova il passato, ma che da lì prenda l’avvio per rinnovarsi e lavorare per un futuro, che non può che essere “insieme”, uomo e altre forme di vita, anche se ancora con tanti “nodi di vita” da sciogliere”

A parte i primi pensatori Umanisti greci con Talete (VI sec. a. C.) e il suo famoso detto “Conosci te stesso”, Anassimandro (610-546 a. C.), lo storico Senofonte (420-355 a. C.), e soprattutto Pericle (495-429 a. C.) e Tucidide (460-404 a.C.), nel V secolo d. C. si sviluppò con Pelagio (360-420) il Pelagianesmo assertore della pura razionalità e in seguito affermarono i principi di un Umanesimo con al centro la Persona F. Petrarca (1304-1374), Pico della Mirandola (1463-1494), F. Rabelais (1483-1533),), T. Moro (1478-1535), Erasmo da Rotterdam (1489-1536).

Il termine “Umanesimo” fu coniato nel 1808, basandosi sulla parola cinquecentesca Umanista, già usata per designare un insegnante o uno studente di letteratura classica (Studia Humanitatis).

Nel 1853, dopo il Razionalismo (Empirismo e Illuminismo), nacque a Londra la prima Associazione Umanista. Nei primi anni del ‘900 furono molto attivi il poeta F. Schiller (1759-1825), lo psicologo W. James (1842-1910), il pedagogista J. Dewew (1859-1952), lo scienziato A. Einstein (1879-1955), lo scrittore Th. Mann (1875-1955).

Nel 1941 venne organizzata la American Humanist Association. Fra i membri di questa Associazione vi era il biochimico I. Asimov (1920-1992), che ne fu il Presidente dal 1985 fino alla morte nel 1992.

Dopo la Seconda guerra mondiale tre eminenti Umanisti divennero i primi Direttori delle organizzazioni più importanti delle Nazioni Unite: il biologo J.Huxley (1887-1975) dell’UNESCO, il medico B.Chisholm (1896-1971) della Organizzazione Mondiale della Sanità e il medico Premio Nobel J.. Boyd-Orr (1880-1971) della FAO.

C’è anche l’Umanesimo socialista, soprattutto quello esposto da K. Marx in “L’ideologia tedesca” e nei suoi manoscritti giovanili del 1844, nei quali si parla della liberazione della persona dall’alienazione presente nella società.

Il significato di Umanesimo venne poi ripreso dalla sinistra hegeliana dal filosofo L. Feuerbach (1804-1872: La filosofia dell’avvenire), dall’Esistenzialismo ateo di J. P. Sartre (1905-1980: “L’Esistenzialismo è un Umanismo”), dai filosofi M. Heidegger (1889-1976: “Lettera sull’Umanismo” del 1947), J. Maritain (1887-1973: “Umanesimo integrale cristiano”), E. Bloch (1880-1959: Il principio Speranza) e H. Marcuse (1898-1979: “L’uomo a una dimensione”).

Altre forme di Umanesimo, soprattutto a base filantropica, sono nate nel corso del tempo sia da parte di Istituzioni religiose (i vari Ordini caritativi con i Santi G. Cottolengo, L. Guanella e L. Orione) che laiche. Per queste ultime ricordo due personalità ben note: il medico Premio Nobel per la Pace Albert Schweitzer (1875-1965), fondatore del grande Ospedale Lebbrosario di Lambarané (Gabon, Africa), e il medico chirurgo Gino Strada (1948-2021), fondatore di Emergency.

Generalmente dai molti oggi Umanesimo viene inteso come pratica di una Filosofia di vita rivolta a interessarsi direttamente della condizione umana nei suoi momenti di sofferenza, sostanzialmente però è orientata più a una lodevole e apprezzabile gestione del presente che non a prefigurare un progetto di lungo respiro che sappia traghettare la società verso il futuro.

Si ha bisogno allora e soprattutto di giungere non tanto a uno stadio di piena realizzazione sul piano etico, comportamentale o conoscitivo delle Persone (non è questa la condizione sulla nostra terra) quanto alla “possibilità” di affrontare con una maggiore maturità tutte le vicende del vivere, raggiungendo quella fase personale di Equilibrio che si chiama Moderazione e Saggezza, realtà che non dimentica i limiti insiti nella natura umana, ma, riconoscendoli, sa come valorizzarli per far emergere da essi tutti gli aspetti positivi in vista di un sempre più rapido passo in avanti.

Quindi non si vuole accennare minimamente alla nascita-imposizione di nessun Uomo Nuovo, come vaticinato nei regimi totalitari, o, peggio, di un Superuomo dotato di chissà quali miracolosi o titanici poteri personali, ma di quello che in un mio lavoro di alcuni anni fa (2016) definivo il Metauomo, cioè di un Essere che, non rinnegando la sua identità né le sue radici, impara a saperle riconoscere, a rispettarle, a utilizzarle al meglio delle loro potenzialità e a superarle ponendole al servizio del Bene, della Giustizia e del Vero Progresso nella Storia dei Popoli, pagina di Vita che finalmente possa essere riscritta nella Pace, nella Sicurezza e nella riscoperta del fatto che si è tutti parte e Fratelli della stessa Famiglia, quella Umana appunto.
Questo è l’Umanesimo di Frontiera che si intende perseguire con coerenza e fermezza di intenti, ma anche con serietà di impegno volto a trasformare la realtà circostante, studiandola sotto altre prospettive, in una più vivibile e meno aggressiva di come oggi si presenta.

Una simile Saggezza Operativa, che guardi “oltre” gli steccati del già visto o sperimentato, occorrerebbe applicarla in tutti i settori del vivere.

Per realizzarla si sono rivelati profondi i limiti delle varie ideologie politiche e culturali che sono state elaborate e costruite nel tempo e che hanno creduto e preteso di sommare in se stesse la Risposta definitiva al dramma umano costituito dalle tante ingiustizie che l’accompagnano: agnostismo, scientismo, scetticismo, fondamentalismi religiosi, estremismi vari, regimi totalitari di sinistra e di destra, economie globaliste selvagge… Dopo tanta frana, si avverte solo la nostalgia di avere un pluralismo dei saperi, perché nessuna organizzazione sociale o ideologica può possedere in sé la totalità della Parola ultima.

Non a caso di tutti questi “ismi” si è sempre notato nella Storia un loro totale e talora tragico fallimento, perché la Libertà umana è molto sottile, fluida e sfuggente a qualunque forma di definitivo annullamento. Le controversie fra i popoli non vanno assolutamente affrontate con la forza, il terrore o, peggio, con la barbarie, ma risolte unicamente con il paziente Dialogo: nel caso contrario si registrerebbe solo la totale sconfitta della Umanità.

Allora vi è la necessità di andare oltre la mediocrità e il tradimento operato sull’uomo nella sua dignità. Si aspira a un Umanesimo che impari e sappia superare la barriera della banalità e della conformistica omologazione, che guardi lontano a come potrebbe diventare in un disegno di positività una futura realtà umana sulla terra, a anticipare e leggere i segni nascosti nelle Domande spesso inascoltate delle Coscienze, alla qualità di Esistenza da voler lasciare dietro di sé dopo il personale passaggio sullo scenario di questo teatro umano, al coraggioso abbattimento degli steccati dell’ipocrisia e del quieto, comodo e interessato vivere nella strettoia del proprio angusto recinto senza aria e senza vita, ma soprattutto agli orizzonti che vorrebbero dischiudersi dinanzi alla mente e al cuore per farsi ammirare nella loro panoramica Bellezza.

Si vive una sola volta e occorre spendere bene questa irripetibile opportunità. Perciò si ha bisogno di un Umanesimo Adulto che abbatta le frontiere dell’egoismo misero e miope, che impari a rispettare e amare la Terra e l’intero Universo con tutte le Creature che l’abitano, che riconosca l’immortale “soffio vitale” da cui si è animati e mossi nelle scelte quotidiane.

Un Umanesimo di Frontiera che disegni la costruzione di luoghi più dignitosi, sicuri e gradevolmente godibili da chi ne fruisce la presenza con regole precise e severe per chi li deturpa. In questo rientra un intelligente e saggio utilizzo del Tempo, questo dono preziosissimo, che andrebbe impiegato selezionando le azioni da compiere a seconda della loro necessità e importanza, ritagliandosi degli spazi di pausa-silenzio interiore per dialogare con sé e il Creato e magari fermarsi per una riflessione su ciò che merita e conta di essere oggetto di attenzione e quindi di potenziale arricchimento di presenze valoriali o addirittura di nuove scoperte: non si può condurre avanti una esistenza lasciandosi unicamente trascinare dagli eventi, condizionati e spesso schiavizzati dalla loro frequente insensatezza.

Lo Spazio-Tempo relativistico (Einstein), se usato con scelte sensate, invita alla leggerezza del vivere, come a dire “Spazio su massa pesante =Tempo prolisso e confuso” e “Spazio su contenuti elevati = Tempo scorrevole e luminoso”. Naturalmente basta riflettere con un po’ di assennatezza per comprendere il valore di questa equazione, chiamiamola pure psicologica.

Un simile modo di vedere e intendere la realtà invita a superare il blocco della pigrizia nel pensare, perché il vero pensiero è Libertà, Creatività, Immersione in Orizzonti e Frontiere oltre le quali respirare Bellezza, Verità e Amore. In fondo a questo invita a essere un Umanesimo di Frontiera, che non significa affatto volare nel cielo dell’Immaginario o dell’Utopia, ma, avendo sempre i classici piedi ben piantati nei limiti della presente realtà, fare i conti con essi e mai lasciarsi imprigionare da ciò che si ritiene immodificabile quando invece è il contrario se si ha il coraggio di non essere schiavi dell’esistente ma semplicemente Se Stessi in evoluzione.

Nella concretezza, dunque, dell’agire bisognerebbe tendere realisticamente sempre al “meglio possibile” in una visione attiva di un Libero e Dinamico Federalismo Civico, alla costruzione del quale si è tutti chiamati a edificarlo creando alleanze, se necessario, con le migliori energie disposte a offrire sul territorio il meglio di sé, pur nei limiti della umana presente condizione. Ogni costruzione è sempre faticosa, ma ne vale la pena avviarla per giungere ad avere un Mondo veramente rinnovato nella sua dignità, lungi da guerre, meschinità, interessi di parte talora volgari, garantendo a tutti gli Esseri umani una Vita degna di essere attraversata con serenità, creando una nuova Civiltà veramente di Pace e di Benessere per tutti, specialmente per i meno fortunati. Sarà così? Se veramente si vuole, certamente una Vita diversa potrebbe sorridere!

Mi piace qui esprimere una osservazione all’ultimo libro pubblicato dal giornalista Pierluigi Battista “I miei eroi” (H. Arendt, A. Camus, G. Orwell): questi Personaggi auspicavano solamente una società più mite e inoffensiva, giusta, civile, pluralista, vitalmente anche piena di eventuali contraddizioni, ma soprattutto libera. È il sogno appunto delle Anime più sensibili al Bene, quindi di quelle Mature nella Umanità.

Concludo con un pensiero tratto dal filosofo inglese Christopher Dawson (1889-1970): “L’umanesimo fa appello all’uomo in quanto uomo. Cerca di liberare le qualità universali della natura umana dagli stretti limiti del sangue, del territorio e della classe, di creare un linguaggio comune e una cultura comune in cui gli uomini possano realizzare la loro comune umanità”. Molte cose cambierebbero se le si guardassero di più con gli occhi dei bambini!


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