POLIS, MILANO
Nel calendario islamico, il Ramadan è il nono mese dell’anno, di 29 o 30 giorni, in base alle fasi della luna crescente e nell’anno in corso si conclude il 10 aprile. Questo mese in cui si pratica il digiuno, in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto, termina con grandi festeggiamenti a cui partecipa tutta la comunità mussulmana in qualunque angolo del mondo si venga a trovare.
Il Consiglio di istituto dell’ Istituto Comprensivo statale di Pioltello, intitolato a Iqbal Masih, il dodicenne pakistano ucciso nel 1995 per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile, all’inizio dell’anno scolastico ha deliberato all’unanimità, nell’ambito della autonoma definizione del proprio calendario scolastico per l’anno in corso, un giorno di vacanza per il 10 aprile, per consentire al 40% degli alunni di religione mussulmana, di partecipare ai festeggiamenti della propria comunità di appartenenza e di condividerne il significato sociale oltre che religioso, senza essere registrati come “assenti” dalle lezioni: una scelta di civiltà, di cui essere orgogliosi, tanto più perché è stata votata all’unanimità da tutti i rappresentanti dell’organo collegiale: dirigente scolastico, docenti, genitori, personale non docente; è quindi una decisione che connota un’intera comunità, quella di Pioltello, nel segno del rispetto, dell’inclusione, della diversità vissuta come normalità: un modello che acquista un valore aggiunto in quanto nato in seno alla scuola, il luogo in cui nasce e da cui si diffonde, attraverso le nuove generazioni, la democrazia sostanziale e non quella solo proclamata.
Per contro, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha subito preannunciato “accertamenti”; l’eurodeputata leghista Silvia Sardone ha commentato: “Si tratta di una decisione preoccupante, si va verso un processo di islamizzazione”, concetto già enunciato qualche mese fa dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida con le espressioni “rischio di sostituzione etnica” ed “etnia italiana da tutelare”; Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia ha dichiarato le sue riserve: “Non ha senso chiudere la scuola per il Ramadan”, dichiarazione che agli studenti cattolici suonerebbe come “non ha senso chiudere la scuola per il Natale o la Pasqua”.
La sindaca di Pioltello invece solidarizza con il preside che afferma: “La politica non c’entra, qui lavoriamo per l’integrazione”; ma diventa tout court un ottimo bersaglio per quei rappresentanti della politica che troppo spesso ignorano il dettato costituzionale:
art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali;
art. 8: Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastano con l’ordinamento giuridico italiano.
art. 19: Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume: orientamenti che docenti e presidi considerano un punto fermo e un faro illuminante nella definizione dei piani educativo-didattici della loro scuola.
Più dei politici il personale scolastico che affronta da decenni l’accoglienza di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, spesso nati in Italia, originari da ogni parte del mondo, sanno per esperienza diretta che i bambini, nella loro innocenza, in contrasto con i pregiudizi degli adulti, fin dalla scuola dell’infanzia non percepiscono il colore della pelle, la forma degli occhi o l’apartenenza religiosa dei loro coetanei come fattori di diversità. Sono attratti, come avviene tra bambini e ragazzi italiani, dalle doti umane come la simpatia, la generosità, la correttezza; “respinti” invece dall’arroganza, dalla prepotenza, dal bullismo.
I bambini e le bambine educati nell’Istituto comprensivo di Pioltello come in altri istituti scolastici fondati su principi democratici, poiché cresciuti in una comunità “accogliente” e “non discriminante”, saranno i futuri cittadini del mondo. Qualunque ruolo rivestiranno nella società avranno sempre di fronte la “persona”; anteporranno sempre l’ “umanità” a qualsiasi altro valore o interesse: di fronte al naufrago che chiede accoglienza e cure; al carcerato che ha diritto di essere rispettato e rieducato; al malato che deve ottenere cure tempestive anche se indigente…
Forse possiamo nutrire la speranza che grazie alle future generazioni non si vedranno più le immagini terrificanti dei “detenuti” nei CPR italiani, trattenuti in condizioni disumane, sedati con psicofarmaci per renderli assolutamente passivi alle violenze di chi invece dovrebbe accudirli; così pure quelle di profughi, allo stremo delle forze, a cui viene imposto di allungare il viaggio in mare prima di accedere a un porto sicuro. Queste scelte politiche sono assunte “per deterrenza”, noi rettifichiamo “per disumanità”, perché non raggiungano le coste italiane, come ha spiegato con cinismo e con volto impassibile, in una recente puntata di Tagadà, il politico Flavio Tosi, ex Lega oggi in quota Forza Italia, membro della Camera dei deputati.
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