La netta affermazione dell’estrema destra e il successo di un partito populista e sovranista di sinistra alle elezioni regionali in Sassonia e in Turingia
Tredici/A Hermes Storie di geopolitica – Europa
Carmen Lasorella
Giornalista e scrittrice
Democrazia futura propone un commento di Carmen Lasorella, “Un risultato impressionante ma che non sorprende” all’indomani del voto alle elezioni regionali in Sassonia e in Turingia segnato da “la netta affermazione dell’estrema destra e il successo di un partito populista e sovranista di sinistra”. “Nello stesso momento, infatti, hanno guadagnato il podio due formazioni politiche, relativamente recenti, in apparenza agli antipodi, sostanzialmente invece simili e con programmi che si assomigliano. Va detto, però, in assoluto contrasto con ciò che è diventata la Germania negli ultimi ottant’anni. Quel paese che ha condannato il suo passato, che esprime valori profondamente democratici, visioni inclusive, correttezza, cosa ha a che fare con due partiti che evocano tutt’altro, eppure…”. Per la nota giornalista e scrittrice lucana si tratta di “Una campanella d’allarme del disagio crescente” di un Paese, il più grande in Europa, la Germania, che “è tornata ad essere il malato d’Europa”. Quello che appariva con la Francia, il locomotore della costruzione europea vive oggi una crisi di sistema: “Ciò che accade oltre il nostro confine settentrionale – ammonisce La Sorella in conclusione – ci riguarda”.
02 settembre 2024
I risultati finali delle elezioni regionali in Sassonia
Vincitori e vinti in valori percentuali rispetto alle elezioni precedenti nel 2019
La ripartizione dei seggi in Sassonia: maggioranza assoluta 61 seggi
I risultati finali delle elezioni regionali in Turingia
Vincitori e vinti in valori percentuali rispetto alle elezioni precedenti nel 2019
La ripartizione dei seggi in Turingia: maggioranza assoluta 45 seggi
Non ci hanno sorpreso le elezioni nei due Länder dell’Est, in Germania. Ma, di sicuro, ci hanno impressionato. Alternative für Deutschland, il partito di ultradestra di Björn Hoecke – come previsto – ha sfondato, arrivando primo in Turingia e secondo, con uno scarto minimo, in Sassonia; le forze di governo, socialdemocratici, verdi e liberali, sono semplicemente scivolate giù. Il semaforo della coalizione rosso-giallo- verde dalle parti di Erfurt e di Dresda si è spento.
L’effetto-buio? Uno spavento! Cosa si annuncia? Dove si va? Perché il risultato elettorale di due piccoli Länder, in tutto sei milioni scarsi di tedeschi, pari all’8 per cento della popolazione, allarma non solo il cancelliere Olaf Scholz, giustamente in ansia per il suo futuro, ma la politica tedesca tutta, quella europea e le Cancellerie che si affacciano sugli oceani? Intanto, va aggiunto che all’affermazione del partito estremista di destra AFD di Bjoern Hoecke si è sommato il successo di un partito populista e sovranista di sinistra, il BSW guidato da un nuovo leader, Sahra Wagenknecht.
Di fatto, si è scatenato un cataclisma lungo lo Skyline rassicurante dell’Elba! Nello stesso momento, infatti, hanno guadagnato il podio due formazioni politiche, relativamente recenti, in apparenza agli antipodi, sostanzialmente invece simili e con programmi che si assomigliano. Va detto, però, in assoluto contrasto con ciò che è diventata la Germania negli ultimi ottant’anni. Quel paese che ha condannato il suo passato, che esprime valori profondamente democratici, visioni inclusive, correttezza, cosa ha a che fare con due partiti che evocano tutt’altro, eppure…
Gli slogan vincenti
Gli slogan sono: “prima i tedeschi poi gli altri”; “zero solidarietà in tema di migrazioni”; addirittura la “remigrazione” ovvero, l’allontanamento dei migranti già inseriti nella società tedesca, con una sorta di respingimento al mittente. E poi, classi separate per i disabili; l’Europa considerata un ostacolo; ostacolo inesistente invece sarebbe il cambiamento climatico, laddove i Verdi sono diventati per loro il partito più pericoloso; mentre la guerra in Ucraina costa troppo e Vladimir Putin non è più l’aggressore ma ritorna il fornitore a buon prezzo di energia, affatto minaccioso.
Sahra e Björn
Sia l’AFD, che il BSW usano e abusano delle strategie sguaiate del populismo, che però hanno sbaragliato i rispettivi campi di gioco, con i leader che hanno scelto codici diversi. Sahra, una pubblicista, spesso in televisione, fredda, distante, inavvicinabile; Björn un professore di educazione fisica con la passione per la storia e per Adolf Hitler. Aggressivo, ma anche ammaliatore, che nonostante gli scandali e la corruzione nel suo partito, con lo schianto alle recenti elezioni europee nel mese di giugno del capolista Maximilian Krah, precipitato su espressioni filo naziste, aumenta i consensi e scomoda immagini tabù per la Germania, come quella di un Führer, parola che in tedesco significa semplicemente, guida, capo, per una vita più serena.
Senza perdere il passo, Sahra, già candidata al Bundestag da Oskar Lafontaine e dal suo partito , Die Linke, negli anni in cui il cuore della Germania – citando il libro del presidente – “batteva a sinistra”, lo aveva – diciamo – tradito dopo averlo sposato, favorendo la fuoriuscita di una decina di parlamentari, in passato suoi fedelissimi, con i quali in poco più di sei mesi avrebbe poi fondato l’8 gennaio 2024 il nuovo partito che dirige, dove la sigla scelta esprime semplicemente il suo nome ”Bundnis Sahra Wagenknecht” ovvero Coalizione Sahra Wagenknecht. Né ha mai interrotto i rapporti con il primo marito, un personaggio eclettico e inquietante, anche mercante d’arte, spesso a Mosca, ospite di riguardo. Insomma, figure singolari, in una Germania che si preoccupa e ci preoccupa.
Una campanella d’allarme del disagio crescente
Le elezioni in Turingia e in Sassonia, due Länder dell’ex-DDR, culturalmente filorusse, con un’economia molecolare, condannate al progressivo spopolamento e con la popolazione che invecchia, hanno funzionato da campanella. Ancora una volta, negli ultimi mesi i tedeschi hanno espresso il loro disagio e la protesta dinanzi ad una situazione che intendono cambiare, comunque e subito. In realtà ad Erfurt, la protesta è scesa in piazza anche da parte di quei cittadini, che avevano voluto marciare per le strade contro gli ultrà di destra e di sinistra.
Le urne hanno dato corpo al rischio di un’estrema destra al potere proprio nel luogo dove cento anni fa il nazionalsocialismo per la prima volta entrava a far parte di un governo tedesco. Questa volta però non arriva il contagio. Tutti gli schieramenti politici e i singoli partiti hanno dichiarato che non stringeranno alleanze con l’AFD, condannata dunque all’isolamento. Almeno per ora.
La CDU al centro delle coalizioni per i due nuovi governi regionali
E c’è un solo partito, che può prendere in mano la situazione e ha già detto che è pronto a farlo. È la CDU. La CDU dei cristianodemocratici, rispettivamente primi in Sassonia e secondi in Turingia. Resterà da vedere con quali voti si formeranno le coalizioni, ovvero se nei nuovi governi regionali entreranno anche esponenti della BSW di Sahra Wagenknecht.
La CDU, in ogni caso, non potrà sottrarsi a un maggiore impegno sul piano federale per prepararsi al confronto o al sostegno verso un Cancellierato che non ha brillato certo per incisività e coerenza.
La Germania è di nuovo il malato d’Europa
La Germania è tornata ad essere il malato d’Europa. Si produce sempre di meno a livello nazionale perché è diventato troppo costoso; si guadagna di meno per il livellamento al ribasso degli stipendi dell’Ovest su quelli dell’Est; la congiuntura resta pesante, benché il Cancelliere Scholz abbia rassicurato che il buco di bilancio sia stato ripianato e le conseguenze della celebrata, ma ancora incompleta riunificazione tedesca. si siano solo attenuate.
La crisi di sistema della Germania ci riguarda
È crisi di sistema. E in un paese forte come la Germania, che fa più fatica a convertirsi al cambiamento sono problemi noti, ma non per questo meno pesanti. Le frizioni politiche si sono aggiunte a quelle economiche, le solitudini sono aumentate, cresce l’ombra lunga della guerra in Ucraina, la distorsione quotidiana della tragedia delle migrazioni, che esplode nella rabbia, alimentata e condivisa, quando accade un fatto di sangue (vedi gli accoltellamenti di Solingen del 25 agosto: tre morti e otto feriti in condizioni da accertare, per mano di un siriano) fanno urlare ai tedeschi ciò che per loro è fondamentale: più sicurezza, più Stato, più soldi e pazienza per il resto. Meglio un Führer, una guida sicura piuttosto che veder sgretolarsi le certezze granitiche, costruite in anni di lotta per la democrazia.
La Democrazia, appunto. La peggiore è meglio di qualsiasi dittatura. Ce lo ricordava più di trent’anni fa Sandro Pertini. Almeno noi, teniamolo bene a mente. Ciò che accade oltre il nostro confine settentrionale ci riguarda.
SEGNALIAMO
-
Georgiani: sedotti e abbandonati dall’Unione europea?
Le conseguenze del voto del 26 ottobre per il rinnovo del parlamento monocamerale a Tbilisi…
-
Irrompe il nuovo o rimangono i vecchi mali strutturali?
Dopo due anni di Governo Meloni Salvatore Sechi Docente universitario di storia contemporanea Prosegue la…
-
Amsterdam e i ricorsi storici, di Stefano Rolando
La spedizione punitiva contro i tifosi del Maccabi Tel Aviv nel contesto delle guerre in…
-
La caccia ai voti negli Stati in bilico, di Giampiero Gramaglia
Le campagne elettorali di Harris e Trump nella seconda decade di ottobre Giampiero Gramaglia Giornalista,co-fondatore…
-
Scriviamo insieme una nuova narrazione sui migranti, di Pier Virgilio Dastoli
Un parere e un invito ad agire contro corrente Pier Virgilio Dastoli Presidente Movimento Europeo…
-
Un caos europeo politicamente preorganizzato dal centro-destra, di Pier Virgilio Dastoli
Verso la formazione della seconda Commissione europea von der Leyen Pier Virgilio Dastoli Presidente Movimento…
-
Brand Italia. L’indice di reputazione di una nazione
STEFANO ROLANDO PER DEMOCRAZIA FUTURA 1.Brand Italia. Quale è oggi il nostro posto in classifica?[1]…
-
Il bastone di Sinwar
Emblema della guerra della connettività mobile1 Michele Mezza Docente di Epidemiologia sociale dei dati e…
-
Il Centro estero del Partito Comunista d’Italia a Parigi, di Salvatore Sechi
Perché Sraffa si rifiutò di consegnare la corrispondenza di Gramsci Salvatore Sechi Docente universitario di…
-
Una farsa classicamente comunista
Per Gramsci e il Comintern a uccidere Matteotti fu la politica dei “capi riformisti” Salvatore…
-
Da cosa dipende la forza del governo di Giorgia Meloni, di Carlo Rognoni
Il governo Meloni ha fatto bene a Meloni. Ma non ha fatto altrettanto bene all’Italia…
-
Il Mondo le rovina intorno, ma l’Europa s’accontenta di fare cabotaggio sui migranti, di Giampiero Gramaglia
Giampiero Gramaglia Giornalista,co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles Con un’insolita…
-
Un risultato poco confortante, di Giulio Ferlazzo Ciano
I risultati del referendum e del primo turno delle elezioni presidenziali in Moldavia Giulio Ferlazzo…
-
Un pioniere degli studi storici sulle forze armate, di Mimmo Franzinelli
La scomparsa di Giorgio Rochat (Pavia 1936 -Torre Pellice 2024) Mimmo Franzinelli, Storico del periodo…