UN’EUROPA UNITA: MA IN QUALE MONDO?

In questi ultimi tempi si sta parlando e scrivendo molto di Europa, soprattutto in conseguenza della guerra in Ucraina e dopo lo smarco statunitense dalla compartecipazione alle sorti del Continente. In realtà nel corso dei secoli solo tre volte si è raggiunta, anche se con l’uso della forza, una parvenza di Unità Europea, cioè all’epoca dell’Impero Romano, nel sec. VIII con il Sacro Romano Impero (Carlo Magno) e nel sec. XVI con Carlo V.

Al di fuori di questi tre momenti storici nessuna vera Unità si è perseguita e verificata, anzi la frantumazione è stata evidente e anche il collante costituito dal Cristianesimo, nonostante il temporaneo momento delle Crociate (1096-1291), è riuscito a tenerne unite le sorti, anzi. Basti pensare allo scisma d’Oriente (16 luglio 1054), alle molteplici scissioni all’interno della stessa Chiesa nei sec. X e XI (Catari), nel sec. XII (Valdesi…), a quello d’Occidente (conclusosi con il Concilio di Costanza nel 1414), a quello anglicano del 1534, con Lutero (sec. XVI) e con tutte le varie guerre scoppiate all’interno della stessa Chiesa (soprattutto nel sec. XVII).

Non si dimentichino poi le numerose lotte spesso sanguinose verificatesi nei secoli fra i vari Stati (dei Cento anni fra Inghilterra e Francia: 1337-1453) e al loro stesso interno fra le varie località fino ad arrivare alla Prima e Seconda Guerra Mondiale con la distruzione di milioni di vite umane e la devastazione di interi territori.

Ogni conflitto è sempre stato il riflesso esterno degli istinti più primitivi dell’Essere umano fondati sugli egoismi di potere, quindi di parte, e su interessi economici di gruppi forti. Le varie ideologie nel corso della Storia sono servite ben poco a tenere unite le volontà popolari e quelle dei governanti degli Stati, perché quasi tutte sono crollate in quanto superate dai fallimenti umani. Certamente rigurgiti non sono mancati (comunismo, fascismo, nazismo…) né mancano tuttora nel panorama dell’odierno vivere.

Dall’Italia, che ha dovuto affrontare il superamento di Città-Stato, tanti Principati e Signorie, molti Regni, tre guerre d’Indipendenza per ritornare unita, una Mondiale per riconquistare alcuni territori e una seconda per perderne altri (Istria e Dalmazia), e precisamente dall’isola di Ventotene è partita l’idea geniale di tre grandi uomini lungimiranti e di spiccato intuito (Altiero Spinelli, ex-comunista e federalista; Ernesto Rossi, Partito d’Azione; Eugenio Colorni, ebreo) lì condannati al confino  nel 1941 dal regine fascista. Essi nel loro noto Manifesto prospettarono la possibilità e la necessità di una Europa Libera e Unita senza più guerre. Certamente i contorni ideologici ispiratori erano legati al tempo, ma la sostanza del concetto era questo. Non si dimentichi che si era in pieno conflitto e in un certo qual modo solo profeti potevano anticipare un avvenire diverso. La loro idea, infatti, fu la spinta per ulteriori sviluppi verso una cooperazione europea unitaria.

Nell’immediato dopoguerra qualcosa cominciò a muoversi nel 1950 e due anni dopo, il 18 aprile 1952, nacque la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) con un Trattato firmato a Parigi tra Francia e Germania dell’Ovest. L’iniziativa venne presa dal francese Jean Monet, mentre Robert Schuman e Konrad Adenauer la sottoscrissero. A questo scopo un forte contributo di incoraggiamento venne offerto anche dall’italiano Alcide De Gasperi.

Qualche mese dopo, il 7 maggio 1952, veniva proposta la CED (Comunità Europea di Difesa), accordo che, soprattutto con l’intervento della Francia, venne poi ritirato il 22 giugno 1955.

Il 25 marzo 1957 era firmato a Roma il Trattato che avviava la nascita della CEE (Comunità Economica Europea), siglato da sei Paesi (Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Olanda e Lussemburgo).

L’anno dopo, il 19 marzo 1958, avveniva l’istituzione del Parlamento Europeo con 142 rappresentanti e le prime elezioni che si svolsero fra il 7-10 giugno 1979.

Il 14 maggio 1987 si dava l’avvio a Bruxelles alla prima esperienza del Programma ERASMUS con la possibilità offerta agli studenti di compiere esperienze universitarie presso gli Atenei dei Paesi CEE.

Il 19 giugno 1990 con gli accordi firmati a Schengen veniva approvato il libero scambio con l’altrettanta libera circolazione dei cittadini fra i vari Paesi della Comunità. Il Trattato entrò in vigore nel 1995.

Il 7 febbraio 1992 a Maastricht nasceva la UE (Unione Europea).

Nel frattempo fra i Paesi membri della UE veniva approvato ad Amsterdam il Patto di Stabilità, sospeso poi per via del COVID dal 2020 al 2023. Lo scopo era quello di fissare i parametri e gli obiettivi da raggiungere nella finanza pubblica. Nel 2012, precisamente il 2 febbraio, fra i Paesi membri fu sottoscritto anche il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità).

Nel 1998 vide la nascita della BCE (Banca Centrale Europea), mentre dal 1 gennaio 2002 nei 12 Paesi facenti parte allora della UE entrava in circolazione l’EURO, che nei primi mesi affiancò le monete nazionali per divenire poi la moneta unica.

Nel 2021 in occasione del COVID fu ideato e attuato il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) con finanziamenti europei finalizzati alla realizzazione di progetti particolari.

Quale futura Europa?

Come si può notare, con un pezzo alla volta è stato costruito così in questi circa ottanta anni l’edificio dell’attuale Europa. Per acquisire una Identità completa e compiuta, però, mancano ancora alcuni elementi essenziali, perciò di strada nel presente e nel futuro ce n’è tanta ancora da percorrere. Ad esempio si rende necessaria e urgente la definizione di una Costituzione Europea valida per tutti gli Stati membri che, salvaguardando le peculiarità di ogni singolo Paese e assicurandone arricchimento e potenziamento, miri a superare i periodici ricorrenti nazionalismi. Occorrono inoltre la formulazione di una legislazione valida per tutti e l’amministrazione di una Giustizia condivisa nelle sue regole, l’istituzione non di Commissioni ma di un Governo Federale Centrale capace di formulare un Programma d’azione e prendere le relative decisioni chiare e vincolanti per tutti i 27 Paesi. Bisognerebbe poi procedere alla eliminazione della unanimità nelle deliberazioni, a una Difesa militare comune con un unico esercito in grado di tutelare la sicurezza di tutti, a superare le tante sensibilità particolaristiche aventi spesso come principale scopo quello di salvare e tutelare prevalentemente alcuni piccoli poteri locali. Ė improrogabile saper ritrovare l’orgoglio e i valori delle proprie radici, della cultura plurisecolare che resta come a fondamento dello stesso Occidente, della ricchezza della sua Arte disseminata un po’ ovunque, insomma della sua Storia fatta di Scoperte, di Scienza e di Invenzioni… Urgente sarebbe giungere finalmente alla nascita dei Paesi Uniti d’Europa, dove i numerosi Governi Nazionali che ne fanno parte non siano più chiusi nei loro angusti recinti di potere privatistico ma, superando le proprie singolarità, che comunque restano un arricchimento, si sentano  pronti  a interagire come elementi di cooperazione e di spinta positiva l’uno verso l’altro per la realizzazione  di questo Organo Superiore fondamentale e importante posto al servizio del bene di tutti i cittadini d’Europa. Quando si realizzerà questa “speranza” di Ventotene?

Probabilmente solo quando avremo personalità politiche in grado di essere all’altezza del grande compito storico, di assicurare cioè una Società Democratica aperta fondata sul rispetto dei diritti e dei doveri, su una economia solidale verso la salute e lo stato sociale e sulla garanzia da offrire a tutti nella difesa dei Principi fondanti l’Unione.

Cosa fare ora?

Attualmente, per assicurare un avvenire di pace e di prosperità alle future generazioni oltre che di collaborazione paritaria tra i popoli, bisognerebbe dilatare maggiormente lo sguardo sulla complessità della realtà odierna, che purtroppo presenta anche vari nuovi scenari di guerre militari ed economiche dinanzi alle quali preparare attente strategie di intervento e di difesa. Perciò è necessario uscire, come poc’anzi scritto, fuori dai ristretti spazi degli interessi nazionali ed essere fortemente consapevoli e convinti del potere dell’Unione: solo così è possibile elaborare soluzioni più efficaci per fronteggiare alcuni gravi problemi che si affacciano e risolverli con il responsabile e condiviso apporto da parte di tutti e con decisioni incisive, intelligenti e lungimiranti per la promozione del bene comune. L’orizzonte di una Futura Europa Unita è questo. Si è ormai dinanzi a un mondo divenuto multipolare, dove sembra prevalere come guida l’esclusiva ricerca del profitto economico a tutti i costi, senza un progetto politico e sociale generale di sviluppo per l’intera Umanità. Di povertà in giro ce ne sono tante e disseminate in ogni latitudine. Il gravissimo limite presente nell’odierno mondo è costituito dalla polarizzazione degli interessi come unica norma di comportamento da perseguire in base alla quale non rare volte si compiono scelte anche moralmente discutibili. Non si nota tanto, ma esiste una spietata spinta a una concorrenza spesso sleale negli affari economici fra gli Stati con il frequente prevalere dei più prepotenti. Ah! Il dio denaro! Altro che socializzazione o pretesa di ricerca di Terre cosiddette rare presenti peraltro non solo in Ucraina ma un po’ ovunque (Mongolia, Brasile, Vietnam, Stati Uniti, Australia…): difficilmente però, con un po’ di buon senso, si tende a valutare anche la possibilità di una soluzione certamente alternativa, ma comunque da prendere in seria considerazione, cioè quella di estrarre e riutilizzare gli stessi elementi presenti in tali Terre dai rifiuti elettronici come, ad esempio, attualmente sta accadendo in Cina. Lo scarto, pur rimanendo, ma privato di sostanze chimiche, avrebbe certamente anche un impatto minore sull’ambiente. Si eliminerebbero, quindi, tante lotte e talora vere e proprie guerre per acquisirne il loro possesso.

Ė in questo mondo contorto e in una gestione ormai globalmente mercatale del vivere, dunque, si trova e in avvenire si troverà ancora di più a operare l’Europa, perciò  si ha bisogno di accelerare i tempi per una sua autonoma e indipendente crescita oltre che autosufficienza anche sul piano industriale, in vista di una competizione alla pari, oggi fin troppo spesso però manipolata e governata dalle potenze maggiori (Cina, Russia, India, Stati Uniti, Paesi Arabi…) e da tanti processi, purtroppo, di Intelligence pronte a spiare e a porre ostacoli a ogni forma dell’altrui  sviluppo. Non si dimentichi che la UE comprende una popolazione di circa 450 milioni di abitanti! Ci auguriamo sinceramente che impari a muoversi con più decisione e con una visione e una pratica sempre democratica che sappia prefigurare vere prospettive di sviluppo per tutti. La realtà è che oggi si avverte un urgente bisogno di un ricorso a comportamenti ispirati maggiormente ad alcuni Valori Etici e da una coerenza più severa sul piano personale e istituzionale. Ma si darà a essi il seguito di una risposta?

Speriamo che, per le sfide che si preannunciano sempre più forti, si velocizzi quanto prima e con più incisività questo processo di integrazione e di costruzione della nuova auspicata Europa. Il grave rischio è quello di soccombere da perdenti.


Commenti

2 risposte a “UN’EUROPA UNITA: MA IN QUALE MONDO?”

  1. Avatar Edoardo Cardone
    Edoardo Cardone

    Gli Stati Uniti federati d’ Europa sono una grande idea ed un grande obiettivo di pace e benessere ;tanta strada resta da percorrere per realizzarla ,a causa del freno dei vari resuscitati nazionalismi dimentichi delle storiche loro responsabilita”x tante guerre provocate e leloro sciagurate conseguenze .

  2. Avatar Gianfranco Savino
    Gianfranco Savino

    Ancora una volta, da questo scritto. affrrontando un problema di grande attualità, vengono alla luce tutte le vaste conoscenze che Prof. MICHELE CAMPANOZZI ha nel campo storico , politico e sociale.
    Complimenti Professore.