Il partito di Giorgia Meloni non la vota. Cordone sanitario contro i due gruppi di estrema destra
Quindici/A Hermes Storie di geopolitica – Europa
Giampiero Gramaglia
Giornalista,
co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles
Ursula von der Leyen confermata presidente Commissione europea. L’ex ministro tedesco della difesa è stata eletta dal Parlamento europeo “alla guida della Commissione europea per un secondo mandato con 401 voti, largamente oltre la maggioranza di 361 su 720. L’intesa, che pareva solida, quasi un’amicizia, con Giorgia Meloni è però venuta meno: Fratelli d’Italia ha votato contro”. Gramaglia poi aggiunge: ” l’investitura di Ursula von der Leyen scivola via liscia e senza intoppi: nelle fila della maggioranza europeista, popolari, socialisti e liberali, che messi insieme fanno 401 seggi – la coincidenza con il risultato è però casuale -, ci sono come previsto decine di franchi tiratori, ma il sostegno dei verdi li integra abbondantemente. Lo scenario è ben diverso da quello di cinque anni or sono, quando von der Leyen, impallinata da molti dei suoi, passò per soli nove voti di margine e il consenso degli euro-deputati del M5S – allora 15 – fu decisivo”. L’ex direttore dell’Ansa sottolinea come l’Italia sia sia ritrovata fuori dai giochi nel Parlamento europeo cosi come era avvenuto nel Consiglio europeo dei Ministri: “Gli italiani sono così schierati: per Ursula von der Leyen il Pd e Forza Italia; contro la Lega e gli eletti confluiti nella Sinistra. Fratelli d’Italia si tiene le carte in mano fino all’ultimo, anche dopo una telefonata […]- Meloni non svela la scelta di Fratelli d’Italia prima del voto e, a cose fatte, scopre d’avere in mano solo scartine: se avesse votato sì sarebbe stata irrilevante, ma avrebbe forse acquisito benemerenze; votando no, lo è a maggior ragione – e senza benemerenze -“. L’articolo si conclude sul cordone sanitario imposto per tener fuori dai posti istituzionali i due gruppi dell’estrema destra dei patrioti e dei sovranisti.1
19 luglio 2024
Ursula von der Leyen, popolare, tedesca, è stata confermata alla guida della Commissione europea per un secondo mandato con 401 voti, largamente oltre la maggioranza di 361 su 720. L’intesa, che pareva solida, quasi un’amicizia, con Giorgia Meloni è però venuta meno: Fratelli d’Italia ha votato contro. La nuova legislatura del Parlamento europeo eletto a suffragio universale inizia a spron battuto: il sì a Ursula von der Leyen segue la conferma, martedì 16 luglio, di Roberta Metsola, pure popolare, maltese, alla presidenza dell’Assemblea con la maggioranza più larga di sempre, 563 voti su 720. Il ‘gotha’ europeo della legislatura 2024-’29 è completato da Antonio Costa, ex premier portoghese, socialista, presidente designato del Consiglio europeo – il 1° novembre 2024, succederà al liberale belga Charles Michel – e da Kaje Kallas, liberale, premier estone, che sarà capo della diplomazia europea – il titolo ufficiale è alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune -. Kallas, che presiederà i lavori del Consiglio dei Ministri degli Esteri dei 27, ma che sarà anche vice-presidente della Commissione europea, dovrà ottenere, in autunno, la fiducia del Parlamento.
Attesa con trepidazione, e con un’incertezza alimentata in particolare dai media italiani, come se l’esito del voto dipendesse dall’atteggiamento di Fratelli d’Italia, l’investitura di Ursula von der Leyen scivola via liscia e senza intoppi: nelle fila della maggioranza europeista, popolari, socialisti e liberali, che messi insieme fanno 401 seggi – la coincidenza con il risultato è però casuale -, ci sono come previsto decine di franchi tiratori, ma il sostegno dei verdi li integra abbondantemente. Lo scenario è ben diverso da quello di cinque anni or sono, quando von der Leyen, impallinata da molti dei suoi, passò per soli nove voti di margine e il consenso degli euro-deputati del M5S – allora 15 – fu decisivo.
La conferma per un secondo pieno mandato
Dopo Jacques Delors e Manuel Barroso, Ursula von der Leyen, 66 anni, figlia di un alto funzionario europeo, madre di sette figli, poliglotta, ex ministro della Difesa tedesco, diventa il terzo presidente della Commissione europea confermato per un secondo pieno mandato. Nel discorso con cui chiede la fiducia agli euro-deputati, Ursula von der Leyen prospetta un’Europa che sia il luogo migliore dove crescere e invecchiare e si impegna a non accettare mai che demagoghi e populisti distruggano il modello di vita europeo. Novello Pollicino, dissemina di contentini il suo intervento programmatico, perché tutte le forze politiche e tutti i Paesi possano trovarci qualche soddisfazione, dal Green Deal all’immigrazione, dalla difesa alla sicurezza, all’attenzione per il Mediterraneo. In questo clima, quasi d’ordinanza gli attacchi al premier ungherese Viktor Orban e alla sua diplomazia alternativa con le missioni, in successione, a Kiev, Mosca, Pechino, Washington e Mar-à-lago, a cui è tornato portando il messaggio che Donald Trump sta tornando e che l’Europa deve cambiare registro sull’Ucraina.
Come hanno votato i deputati italiani. L’Italia fuori dai giochi nel Parlamento come in Consiglio
Gli italiani sono così schierati: per Ursula von der Leyen il Pd e Forza Italia; contro la Lega e gli eletti confluiti nella Sinistra. Fratelli d’Italia si tiene le carte in mano fino all’ultimo, anche dopo una telefonata, alla vigilia del voto in serata, fra la presidente designata e la premier Meloni, che si trovava in Libia a parlare d’emigrazione e il giorno del voto era a Londra a parlare ancora d’emigrazione, ma in un contesto diverso, la Comunità politica europea (CPE) inventata per tenere la Gran Bretagna in qualche modo dentro l’Europa – l’incontro è l’occasione per il nuovo premier britannico Keir Starmer di presentarsi ai suoi colleghi -. Meloni non svela la scelta di Fratelli d’Italia prima del voto e, a cose fatte, scopre d’avere in mano solo scartine: se avesse votato sì sarebbe stata irrilevante, ma avrebbe forse acquisito benemerenze; votando no, lo è a maggior ragione – e senza benemerenze -. Sulle nomine, l’Italia è fuori dai giochi anche nel Parlamento, come le era già successo nel Consiglio europeo.
Il cordone sanitario per tener fuori dai posti istituzionali i due gruppi di estrema destra
La prima plenaria dell’Assemblea uscita dal voto di giugno procede di gran carriera: martedì 16 luglio, l’elezione di Metsola, poi dei 14 vicepresidenti (11 gli eletti al primo turno) – due sono italiane: Pina Picierno, Pd, confermata, e Antonella Sberna, Fratelli d’Italia – e dei questori. Scatta e funziona il cordone sanitario che tiene fuori dai posti istituzionali i due gruppi di estrema destra, Patrioti – Lega e ‘lepenisti’, insieme a Orban – e sovranisti – AfD e altri variamente neo-nazisti -: nessun posto va a loro. L’Assemblea vota anche una risoluzione in cui ribadisce il sostegno all’Ucraina, politico, economico e militare, per tutto il tempo che sarà necessario fino alla vittoria, progetta di estendere le sanzioni contro Russia e Bielorussia e depreca la missione a Mosca di Orban. La risoluzione passa con 495 voti favorevoli – praticamente la maggioranza Ursula più verdi e conservatori, 137 contrari e 47 astensioni. I no delle destre ‘putiniane’ e delle sinistre ‘pacifiste’ sono diversamente motivati.
- Scritto il 18 luglio 2024 per The Watcher Post. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/07/18/von-der-leyen-confermata/. ↩︎
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