L’UOMO CHE LEGGE
“Non si era mai posta il problema di adeguarsi agli ambienti o alle persone che incontrava. Tirava dritto, rimanendo libera. Era il suo modo per essere diversa. Un modo di vivere che le aveva procurato tante inimicizie, pur garantendole, tuttavia, il rispetto, che continuava a circondarla. Nonostante il mondo intorno fosse cambiato, lei dava tutto o niente a prescindere e rimaneva sé stessa.” (Carmen La Sorella – “Vera e gli schiavi del terzo millennio” – Marietti1820 – € 24)
“Vera” è un romanzo che porta in primo piano una donna, appunto Vera, che per le sue caratteristiche umane e professionali potrebbe far pensare ad una autobiografia, leggendolo vi si trovano molte somiglianze tra la protagonista Vera e la scrittrice giornalista Carmen La Sorella.
Nel romanzo si colgono alcuni aspetti che vale la pena approfondire.
Il primo riguarda il tragico e complesso problema dei migranti che sta mettendo in crisi l’occidente e del malaffare che si cela dietro il fenomeno, l’altro mette in luce la donna i suoi sentimenti, la sua vita privata, le sue passioni a cui rinuncia per dedicarsi alla difesa dei diritti ed alla ricerca della verità e della legalità.
L’ultimo aspetto su cui si concentra la scrittrice è l’uso delle tecnologie informatiche a partire dall’intelligenza artificiale che possono essere alleate o nemiche, possono aiutare a risolvere grandi problemi ma trasformarsi in pericolosa deriva che può renderci inutili come uomini e quindi schiavi.
Vera è un’attivista per i diritti umani, direttore generale di una organizzazione partner italiana di una delle più importanti agenzie a livello mondiale che risiede New York che scopre il malaffare che si cela dietro l’immigrazione, a partire dai dirigenti del consorzio che amministra e che, nella ricerca della verità racconta il dramma delle migrazioni, i problemi che vivono uomini, donne e bambini che lasciano l propri terra alla ricerca di un approdo sicuro che possa garantire loro un futuro migliore. Un’umanità vulnerabile e invisibile vittime di un sistema criminale che specula economicamente su di loro.
Vera alla difesa dei diritti umani dedica la propria vita rinunciando ai suoi sentimenti convinta che essendo una donna a rischio potrebbe mettere a rischio la incolumità delle persone a lei più care. Una donna che vive la solitudine dei giusti, l’abbandono, l’ipocrisia dei rapporti umani. La rinuncia alla maternità. Un marito che non ama. Una donna che si riconosce nella protagonista di un’opera, madame Butterfly.
Alla voce della protagonista, Vera, si affianca la voce narrante della sua segretaria assistente, diverse per generazione e cultura: Vera è vissuta in un nella cultura, educata alla bellezza, al piacere dell’arte, della bella musica, alla dignità; Mariella grazie al rapporto con Vera scopre un mondo a lei distante, sconosciuto ambienti che non sono la sua vita, che non ha avuto le stesse possibilità ma che le è fedele, la sostiene e la conforta nella sua solitudine.
Vera alla guida del consorzio che opera a favore dei migranti scopre grave irregolarità contabili, e la collusione dei dirigenti con le mafie che gestiscono le migrazioni. Grazie alla sua tenacia e alle sue conoscenze inizi ad indagare e a contrastare il malaffare di un’organizzazione dotata di potenti mezzi economici ed informatici. Un sistema parallelo di sfruttamento dell’immigrazione che Vera decide di sgominare in questo sarà aiutata da Ahmed un immigrato somalo che le fornisce un chip con la mappa della diffusione della criminalità e da un magistrato siciliano, Umberto, che già aveva avviato indagini sul malaffare.
I migranti sono gli schiavi del terzo millennio, un’umanità vulnerabile, invisibile e senza diritti. Ma la narrazione politica e il potere criminale hanno trasformato le vittime in carnefici e nel sentire comune sono loro i criminali che migrano per rubarci le donne, per spacciare droga, per derubarci ecc. Una narrazione distorta che consente di coprire il marcio che si nasconde dietro loro, gli affari illeciti: donne che vengono condotte sulla strada della prostituzione soprattutto le nigeriane, bambini e adolescenti che scompaiono e diventano vittime del commercio di organi, della prostituzione minorile e delle adozioni, uomini che vengono assoldati per pochi soldi per il commercio della droga, impiegati nei campi ad un euro al giorno.
Vera combatte tutto questo e si trova ben presto ad essere vittima di insidie informatiche messe in atto per tentare di fermarla attraverso il ricatto. Vivendo le tensioni nella sua solitudine e con una domanda di fondo: “…Ma quale speranza avete costruito tu e la gente come te?”
E’ un romanzo che invita alla riflessione, che si snoda tra mille peripezie, incontri inattesi, l’emozione di salvare due bambini figli di Ahamed con una trama avvincente tra complicità e insidie e un epilogo nel segno dell’amore con un giovane incontrato ad un funerale.
Tutti conoscono Carmen La Sorella, un grande giornalista che si è occupata di temi legati all’economia e all’attualità.
Inviata speciale per la RAI in zone pericolose, di guerra e di terrorismo, in uno di questi servizi è stata colpita con la sua troupe da un attacco terroristico: un ordigno esplosivo colpì il veicolo in cui viaggiavano lei e il suo operatore Marcello Palmisano che perse la vita. Dopo questo grave episodio lascia la RAI e si dedica alla scrittura, pubblica un primo libro “Verde zafferano” sulla protesta dei monaci buddisti in Birmania contro la dittatura.
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