Bruno Somalvico
Direttore editoriale di Democrazia futura
Nell’ottavo contributo Somalvico ripercorre la gestazione del terzo governo Andreotti detto “della non fiducia” per indicare l’atteggiamento assunto dal PCI. “L’inizio della stagione dei governi di solidarietà nazionale”, vede questa nuova fase politica coincidere con l’avvio “di un regime di concorrenza in ambito radiofonico e televisivo”. La terza sentenza della Corte Costituzionale produce infatti “La seconda ondata di nuove emittenti radiofoniche “libere” e di nuove emittenti televisive non più distribuite su reti via cavo ma radiodiffuse come i canali della Rai su frequenze terrestri e, con questa nuova ondata, inevitabilmente sorgono “i primi contenziosi fra le nuove emittenti e la Rai”.
8. L’inizio della stagione dei governi di solidarietà azionale e di un regimei concorrenza in iadiofonico e levisivo
Con l’arrivo dell’estate, come avvenuto due anni prima dopo le prime due Sentenze, assistiamo ad una seconda ondata di nuove emittenti e con il loro avvio inizia anche una lunga stagione contrassegnata dal moltiplicarsi di cause e ricorsi nei confronti del servizio pubblico in Italia, che aveva appena visto rinnovata per sei anni attraverso Convenzione la propria concessione.
A seguito della terza Sentenza della Corte Costituzionale la Commissione Parlamentare di Vigilanza richiede subito in maniera perentoria e ferma che:
“la difesa del monopolio venga completata sul piano istituzionale, da una precisa e rapida iniziativa legislativa che conferisca certezza al quadro nel quale l’Azienda opera, definisca i rapporti tra servizio pubblico e radio e tv locali ed estere, e che reprima finalmente gli abusi”
Il 30 luglio 1976 Il Consiglio di Amministrazione della Rai delibera
“la costituzione di un gruppo di lavoro, affidandone la responsabilità al dr. Fabiano Fabiani”,
deliberando altresì di
“fissare al 15 dicembre il termine per la conclusione dei lavori. A questa data il gruppo dovrà presentare un progetto completo, organizzativo, tecnico ed economico finanziario, della terza rete televisiva a carattere nazionale, idonea anche ad una separata e contemporanea utilizzazione in ambito regionale”
La terza rete, precisa la nota del Cda,
“assume un ruolo di integrazione informativa culturale e di spettacolo, prevalentemente – ma non esclusivamente – in sede regionale e interregionale … e in quanto tale completa l’attività delle altre due reti nazionali”.
In conclusione il CdA osserva come
“la recente delibera della Corte Costituzionale in materia di diffusione radiotelevisiva in ambito locale, fa ritenere corretta questa definizione di obiettivi di una terza rete televisiva pubblica e impone l’inizio urgente di lavori per l’approntamento di uno studio organico”
Per parte loro i partiti avevano riaperto al loro interno la discussione sulla legittimità del monopolio, difeso dal Presidente della Rai Beniamino Finocchiaro invitato l’8 luglio 1976 da Spazio libero socialista a discutere su radio libere e monopolio in un convegno intitolato “Lottizzazione e democrazia” aperto dagli interventi del regista Damiano Damiani, del giudice Renato Squillante e del giornalista Antonio Ghirelli. L’indomani 9 luglio 1976 Il neodeputato democristiano Desiderio Maggioni presenta una proposta di legge (n. 70) per regolamentare l’emittenza privata. Prevede che:
“L’installazione e l’esercizio degli impianti di diffusione, sia via etere sia via cavo, sonora e/o televisiva di programmi, sono ammessi relativamente a territori limitati al Comune, alla Provincia o, al massimo, alla Regione”. (art. 4)
“L’autorizzazione a installare impianti e a diffondere programmi deve essere chiesta al Ministero delle Poste e alla Regione competente per territorio “(art. 5).
“Nel rilasciare l’autorizzazione, viene vietata ogni interconnessione per trasmissione contemporanea con altre reti anche estere. Il limite massimo di durata dei messaggi pubblicitari non può superare il 5 per cento dei tempi totali di trasmissione” (art. 10).
Le misure dei canoni dovute dagli utenti delle reti o degli impianti via etere privati sono stabilite dal CIP (art. 9).
Contemporaneamente anche il polo rimasto escluso dalla lottizzazione, ovvero come si diceva allora “al di fuori dell’arco costituzionale” prende un’iniziativa tesa a disciplinare l’attività delle emittenti private. Lo fanno nove deputati della cosiddetta Destra Nazionale nata nel luglio 1972 dalla confluenza del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica nel Movimento Sociale Italiano, diventando sotto la guida del senatore Mario Tedeschi la componente di opposizione in seno al partito. La proposta di legge prevede la costituzione di società per azioni o di società a responsabilità limitata con capitale iniziale non inferiore ai dieci milioni. I partiti e i movimenti politici sono esonerati da questi obblighi. Le imprese, ottenuta l’autorizzazione, devono essere registrate presso la Cancelleria del Tribunale competente. La distribuzione delle frequenze è di competenza del Ministero a cui sono affidati anche compiti di vigilanza e di controllo. Ogni emittente deve avere un direttore responsabile e per l’informazione un giornalista iscritto all’albo. La pubblicità deve essere raccolta tramite la società SIPRA.
La seconda ondata di nuove emittenti radiotelevisive “libere”
La decisione sancita dalla Corte di porre un limite al monopolio in ambito locale consentendo “l’installazione e l’esercizio di impianti di diffusione non eccedente l’ambito locale” favorisce una seconda ondata di nuove emittenti radiofoniche e televisive, un vero e proprio boom L’emittenza privata in Italia, manifestatasi già in precedenza, acquista ora il crisma dell’ufficialità in nome del “pluralismo”. Esplode il fenomeno delle radio «libere»: erano 150 nel 1975 e saranno 2600 tre anni dopo. Le emittenti presentano finalità molto diverse: alcune emittenti si considerano fortemente politicizzate, altre si propongono di offrire un’informazione di servizio, mentre altre ancora hanno scopi dichiaratamente commerciali: Fra di esse segnaliamo:
- A Milano il 1° luglio 1976 comincia le sue trasmissioni Novaradio. L’emittente è di proprietà della Società italiana audizioni radiotelevisive (SIART) il cui capitale sociale è controllato dalla Società San Paolo Settore periodici. La radio, secondo una proposta di valori cristiani, intende offrire all’utenza programmi non solo di evasione, ma d’informazione e a carattere culturale. Il direttore è Giuliano Coacci. Concessionaria di pubblicità è la Publiepi;
- Rete 105 di Milano, collegandosi con un sistema di ponti radio con tutto il paese, diventa nel corso dell’estate 1976 la prima emittente privata nazionale;
- A Roma nasce Radio dimensione suono che in breve diventa il più importante network della capitale destinate rapidamente a divenire capofila della radiofonia commerciale;
- A Crotone, in Calabria, si costituisce il 3 agosto 1976 Radio Macondo, “emittente radiofonica di classe”. Propone un recupero delle voci e delle esperienze delle classi popolari del Meridione.
- A Roma Radio Radicale inizia la propria programmazione “di servizio”
- Per iniziativa di Ciro Niespolo nasce il 12 settembre 1976 l’emittente locale napoletana Radio Kiss Kiss. Nel giro di pochi anni diventerà la radio più ascoltata in Campania.
- Radio Popolare inizia a trasmettere ufficialmente nel settembre 1976, attorno a Piero Scaramucci e altri collaboratori che ne faranno una concreta alternativa nel settore dell’informazione radiofonica. Palestra di giornalisti come Gad Lerner, Lucia Annunziata e Carlo Panella, lancerà nel mondo dello spettacolo nomi come Gino e Michele e Gialappa’s band.
Ma anche le nuove emittenti televisive, superando il laro iniziale carattere “corsaro” cominciano ad acquisire nel luglio 1976 una loro ben precisa fisionomia imprenditoriale:
- Edilio Rusconi fonda a Roma Quinta Rete e tre mesi dopo avvia a Milano Antenna Nord coprendo rispettivamente buona parte del Lazio e della Lombardia. Concessionaria pubblicitaria è la Società Pubblicità Editoriale (SPE). Il 23 luglio il Gruppo Rusconi attraverso la società Audiovisual System[1] acquisisce i diritti per la distribuzione di film[2] concentrando la propria attività produttiva nel segmento delle televisioni private. A partire da 2 agosto 1976 Quinta Rete trasmetterà con una certa regolarità per due o tre ore al giorno. Le schede di presentazione dei film sono curate da Maurizio Costanzo
- Bruno Tassan Din e Edoardo Pirozzi, per il gruppo editoriale Rizzoli, e Dom Mintoff per il governo maltese, stringono un accordo in base al quale una società italiana della Rizzoli, con sede in Lussemburgo[3], e il governo maltese costituiscono la società Tivumalta, emittente televisiva destinata a coprire tutta l’Italia dalla Sicilia a Trieste
Contemporaneamente i promotori di iniziative nate via cavo iniziano a trasmettere “via etere”, come si diceva impropriamente allora -:
- TeleMilanocavo dopo la sentenza della Corte Costituzionale inizia a trasmettere ormai su reti terrestri, assumendo la denominazione di Telemilano[4].
- Tele Roma 56, emittente diretta dallo psichiatra Guglielmo Arcieri, già promotore di Tele Roma Cavo, dal 29 luglio inizia a trasmettere nella capitale su frequenze terrestri. La televisione intende dare ai suoi programmi un carattere culturalmente qualificato e politicamente impegnato,
- GBR (Giallo blu rosso) dal 1° agosto 1976 inizia a trasmettere a Roma. Va in onda a colori dalle 22,45 alle 24 sullo stesso canale di Tele Monte Carlo. Lo studio televisivo è presso l’hotel Hilton. Ne è proprietario Giovanni del Piano.
Nello stesso mese di luglio emergono i primi contenziosi fra le nuove emittenti e la Rai. Radio Gamma fa causa alla RAI perché questa disturba con un sibilo la frequenza su cui l’emittente trasmette. E in discussione la frequenza 10 1.6 MF con cui la RAI trasmette i suoi programmi in Sardegna e il “Notturno dall’Italia”. Il collegio di difesa della RAI, composto dai legali Alessandro Pace, Rubens Esposito e Attilio Zoccali, afferma che la “nota continua” non ha lo scopo di evitare l’inserimento di altre trasmissioni, ma di una normale conservazione tecnica.
L’avvio della stagione politica della solidarietà nazionale. La ‘rivolta dei quarantenni’ nel PSI al Midas e il governo della “non sfiducia” di Giulio Andreotti
In seguito alle elezioni politiche si apre la stagione dei governi di unità nazionale. Per la prima volta dopo la rottura del 1947, un governo ottiene la “non sfiducia” del Partito Comunista Italiano. Presidente del Consiglio dei Ministri è Giulio Andreotti (dc) a capo di un monocolore DC. Il terzo Governo Andreotti insediatosi il 29 luglio ottiene la fiducia il 6 agosto e rimanendo in carica per 1 anno e 7 mesi sino all’11 marzo 1978. Vittorino Colombo è Ministro delle Poste e Telecomunicazioni.
A questa soluzione si arriva dopo la conferma il 9 luglio delle dimissioni da parte di Aldo Moro che fa seguito alle divergenze emerse dopo il voto fra i socialisti che con il loro segretario Francesco De Martino si erano pronunciati a favore di una maggioranza di governi aperta a sinistra e i democristiani che il 30 giugno con Benigno Zaccagnini proponevano invece un governo di solidarietà democratica che includa il PSI e che agisca col contributo del PCI, pur restando i comunisti all’opposizione, ma anche all’accordo in qualche modo paradigmatico che segna l’avvio della nuova stagione politica, intervenuto ai primi di luglio fra i partiti dell’arco costituzionale per le presidenze: dei due rami del Parlamento al PCI la camera, alla DC il senato, al PSI le vice-presidenze vicarie. Il comunista Pietro Ingrao è eletto il 5 luglio presidente della Camera dei Deputati mentre Amintore Fanfani torna lo stesso giorno alla presidenza del Senato.
Giulio Andreotti, indicato dalla DC il 13 luglio, riceve dopo un rapido giro di consultazioni due giorni dopo l’incarico dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone: appellandosi ai doveri di solidarietà politica, economica e sociale dei partiti, Andreotti annuncia l’intenzione di puntare ad un esecutivo che raccolga il maggior numero di consensi su un programma concordato, escludendo dalle consultazioni solo demoproletari, radicali e missini.
Il 14 luglio per parte loro, i comunisti insistono sulla necessità di un governo che si basi sul massimo consenso popolare e la collaborazione di tutti i partiti democratici.
Il 16 luglio 1976 con la cosiddetta “rivolta dei quarantenni”, ovvero Fabrizio Cicchitto, Claudio Signorile e Gianni De Michelis, Il PSI ritira la fiducia al segretario De Martino nel comitato centrale tenutosi al Midas, eleggendo segretario nazionale il quarantenne Bettino Craxi, in quel momento vicesegretario e membro di punta della corrente autonomista di Pietro Nenni.
Dal canto suo nella bozza di programma di governo presentata il 21 luglio Andreotti indica tra le questioni più urgenti una normativa per la regolamentazione delle radio e tv private.
Dopo una settimana di discussioni il 27 luglio la direzione nazionale democristiana autorizza Andreotti a sciogliere la riserva e a presentare il governo alle camere. Nel documento conclusivo si chiede a tutti i partiti di astenersi sul voto di fiducia. Zaccagnini dichiara che si deve evitare che la manovra parlamentare costituisca la maggioranza esclusa sul piano politico. L’indomani Il presidente incaricato, dopo un colloquio con Giovanni Leone, comunica la lista dei ministri, nella quale spicca la prima presenza femminile con Tina Anselmi nominata Ministro del lavoro. Esclusi Moro (che ha rinunciato a parteciparvi) Mariano Rumor e l’ex ministro delle Poste Giovanni Gioia, l’esecutivo presenta numerose conferme e qualche spostamento. Il 5 agosto 1976 la camera accorda la fiducia al terzo governo Andreotti con 256 voti a favore, 44 contrari e 303 astenuti (PCI, PSI, PRI, PSDI, PLI e indipendenti di sinistra). Lo stesso avviene l’11 agosto al Senato con 136 voti a favore, 17 contrari e 69 astenuti.
Fra i primi provvedimenti annunciati dal governo della non sfiducia quello a ferragosto del neo Ministro delle Poste Vittorino Colombo che dichiara che con l’introduzione del colore nelle trasmissioni televisive sarà previsto un canone di abbonamento maggiorato.
[1] Audiovisual System diretta dal giornalista Claudio Cesaretti nasce sulle ceneri di Rusconi Elettronica, società di distribuzione di apparecchiature video e produttrice di programmi audiovisivi per la formazione e l’aggiornamento professionale.
[2] Il primo catalogo che mette a disposizione delle emittenti è lItalfilm Export, acquistato dal distributore Vittorio Balini.
[3] Sulla base di un capitale versato interamente dalla Rizzoli, le azioni e gli utili dovrebbero essere divisi in parti uguali tra italiani e maltesi. La pubblicità dovrebbe essere rastrellata sul mercato italiano.
[4] Nel settembre 1978, quando verrà ceduta al gruppo Fininvest del costruttore Silvio Berlusconi, diventerà Telemilano 58 dal nome del canale utilizzato per le trasmissioni.
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